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venerdì 1 marzo 2013

I dati macro ci dicono che l'Italia forse è destinata al default



I primi due mesi di questo 2013 sono passati piuttosto velocemente sui mercati finanziari senza gravi ripercussioni sui mercati fino alla scorsa settimana. L'esito incerto delle elezioni politiche Italiane ha riportato la tensione sui mercati azionari ed obbligazionari europei senza tuttavia influire in maniera significativa sugli altri mercati azionari globali più decorrelati  (Usa, Giappone, Bric).
Al di la della completa incertezza politica del nostro paese che potrebbe costarci molti punti di spread e di mancata crescita di Pil per la mancata approvazione di alcune riforme strutturali necessarie per la ripresa economica dell'Italia, gli ultimi dati macro sono a dir poco negativi.

Partiamo dai dati ufficiali: 
Nel 2012 il Pil Italiano è sceso del 2,4%
Il Pil Nominale Italiano a fine 2012 è quindi pari a 1.565,916 Miliardi di euro.
Il Debito Pubblico Italiano a fine 2012 è invece pari a 1.988,363 Miliardi di euro.

Il Rapporto Debito/Pil a fine 2012 è quindi pari al 127%. 

Nell'ultimo anno il debito italiano è cresciuto di oltre 90 Miliardi di euro pari al 4,75%, consumi hanno segnato un calo del 3,9% su anno, con la spesa delle famiglie a -4,3%; gli investimenti fissi lordi crollano dell'8%. Unica componente in aumento l'export con +2,3%, mentre l'import scende del 7,7% mentre la pressione fiscale ha raggiunto un nuovo record storico del 44%.


Sul fronte lavorativo le cose non vanno meglio. Il tasso di disoccupazione è salito all'11,70% ma il dato realmente terrificante è quello riferito al tasso di disoccupazione giovanile che ha raggiunto un nuovo record al 38,7% con punte superiori al 50% dei giovani ragazzi del sud italia. 
In tutto ciò il numero degli inattivi risulta pari al 36,1%.

L'indice PMI manifatturiero italiano a febbraio è risultato pari a 45,80 contro delle attese pari a 47,60.  (Un valore di questo indicatore inferiore a 50 indica una fase di recessione dell'economia, valori vicino ai 45 di grave recessione...) 

Cosa ci aspetta per il 2013

Le previsioni più ottimistiche parlano di un calo del Pil vicino all'1% ma a mio avviso andremo facilmente in una forchetta tra il -1,4% e il -2% a causa della congiuntura economica mondiale meno favorevole e delle continue politiche di austerity che porteranno all'aumento della pressione fiscale sulle famiglie italiane (aumento dell'1% dell'Iva tra qualche mese) e dall'introduzione di nuove imposte che verranno approvate nel corso del 2013. 

A trainare al ribasso le mie stime sul Pil basta guardare ai dati catastrofici del mercato automobilistico: 
a febbraio le immatricolazioni sono state pari a 108.419 unità , con un calo del 17,4% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, caratterizzato a sua volta già da una pesante contrazione (-18,6%). Si tratta del peggior febbraio dal 1979 e della diciannovesima flessione a doppia cifra da gennaio 2011.
Il primo bimestre del 2013, si chiude  con una perdita complessiva del 17,3%, pari a 222.406 vetture consegnate, con cali che rappresentano circa il doppio della media europea. In altre parole il mercato automobilistico è tornato indietro di quasi 35 anni!! 

Provando a fare delle stime realistiche sul debito pubblico a fine 2013 (che a mio avviso potrebbe aggirarsi attorno ai 2040 Miliardi di euro) , il rapporto debito/Pil per il 2013 potrebbe superare il 131%, valore difficilmente sostenibile nel lungo periodo a causa della crescente spesa per gli interessi che per il solo 2013 dovrebbe superare i 90 Miliardi di euro. 

In questo scenario la situazione potrebbe facilmente surriscaldarsi anche a causa della completa instabilità politica del prossimo governo cosa che potrebbe riportare un deciso ritorno della volatità sui mercati che già hanno dato alcuni segnali importanti in questa settimana....



Il grafico su base settimanale dell'indice di milano ha dato in settimana due chiari segnali negativi. In primis la rottura ribassista della media mobile a 25 settimane e in secondo luogo l'incrocio ribassista dell'oscillatore Macd. 
L'ultima volta che si era verificato un segnale simile è stato a fine marzo 2012. Nei mesi successivi l'indice italiano passò dai 16000 punti ai 12200 punti toccati nella scorsa estate.... Se queste sono le premesse per il mercato azionario italiano i prossimi 2-3 mesi saranno tutt'altro che positivi. 

P.s. A partire da oggi entra in vigore la Tobin Tax ( qui il dettaglio della normativa)  sul mercato azionario italiano. Cosa cambia? La speculazione intraday sarà esente da questa tassa mentre i poveri cassettisti italiani oltre a perdere in media i loro pochi risparmi dovranno pagare anche lo 0,12% sul controvalore investito.  
W l'Italia.