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lunedì 24 agosto 2015

Dalle borse alla Cina al petrolio, cosa sta succedendo ai mercati?


Che cosa è successo ai mercati negli ultimi 15 giorni? cerchiamo di ricapitolare cosa è successo. Fino al 10 agosto i mercati andavano a gonfie vele e non c'erano particolari tensioni in grado di far cambiare l'umore agli operatori di mercato a livello internazionale. 
L'11 agosto 2015 inizia un nuovo mondo, quello delle svalutazioni competitive e della guerra valutaria. La Banca centrale cinese svaluta dell'1,9% lo Yuan nei confronti del dollaro.Il 12 agosto la Banca centrale cinese ha nuovamente abbassato, dell'1,62%, il valore di riferimento dello yuan rispetto al dollaro. il 13 agosto avviene l'ultima svalutazione che porta  il nuovo “Midpoint” ( ovvero il punto medio nei confronti del quale è consentita una oscillazione giornaliera massima del 2%)  a  6,3969 da 6,1162 del 10 agosto ( portando la svalutazione complessiva vicino al 5%). 


Nelle note a margine della manovra, la Banca Centrale ha specificato che si tratta di un deprezzamento straordinario “una tantum” ma ha anche chiarito che la gestione dei cambi d'ora in poi darà più peso alle forze di mercato, con un fixing ufficiale che rifletterà la precedente chiusura del trading e la dinamica di domanda e offerta, e uno scenario di tendenziale unificazione futura dei cambi onshore e offshore.

La mossa a sorpresa della banca centrale cinese segue il dato sulle esportazioni cinesi che a luglio era sceso dell’8,3% rispetto ad un anno prima. 
Il motore della crescita cinese sembra essere in affanno sia sul fronte dei consumi interni che sull’export. L’obiettivo della banca centrale cinese è appunto quello di rilanciare l’export e frenare il deflusso di capitali che ha accentuato il crollo della borsa cinese delle ultime settimane. A conferma di questo rallentamento basta osservare il dato PMI cinese di venerdì scorso uscito a 47,1 contro attese di 47,8 ( in altre parole recessione). 

Gli effetti sui mercati sono stati particolarmente destabilizzanti sui vari comparti. 

La mossa a sorpresa della svalutazione dello Yuan Cinese ha innescato una serie di svalutazioni a raffica di altre valute (Real brasiliano, Lira turca, Tenge kazako, Rublo Russo e Rand Sudafricano). Notevole anche il movimento dell’Euro che è tornato a lambire quota 1,15 contro Dollaro.

Da una parte si è assistito a un nuovo crollo delle materie prime. Il petrolio è tornato ai minimi dal 2009  (39$) e Brent (44$) mentre l’equity europeo ha accusato uno dei peggiori cali degli ultimi anni. 

L'indice generale delle materie prime ( BCOM = Bloomberg commodity index) è sceso ai minimi storici come risulta evidente dal grafico sottostante, bel al di sotto dei livelli del 2009. 



Il petrolio nel giro di un anno ha perso oltre il 60% passando da quota 100 dollari al barile al 38,90 odierni. Come mostra il grafico sottostante un crollo simile fu registrano tra il 2008 e il 2009 quando l'economia mondiale andò in recessione. Siamo di fronte a una situazione simile?.  La deflazione unita alla recessione porta ad una riduzione drastica delle quotazioni delle varie asset class, in primis dell'equity. 



L'indice Americano Sp500 dal 10 agosto ha perso il 6,33%, tornando sui livelli di minimo di dicembre 2014 e sopratutto bucando violentemente la media mobile a 200 giorni ( linea rossa).



Ancora peggio ha fatto l'indice Europeo Eurostoxx 50 che dopo aver quasi ritoccato i massimi dell'anno a inizio agosto ha perso quasi il 15% nel giro di 2 settimane, tornando sui livelli di fine 2014. Da segnalare anche qui il repentino taglio della media mobile a 200 giorni ( linea rossa) che ha innescato ulteriori violente vendite. Da notare come il trend principale da aprile sia stato lateral-ribassista e come nelle ultime settimane ci sia stata una vera accelerazione ribassista. 


Molto negativo anche l'indice Tedesco Dax, particolarmente esposto al mercato Cinese con un calo da metà aprile superiore al 20%. 



Andamento simile per il listino italiano Ftsemib che ha perso oltre 3000 punti dai massimi di inizio agosto tornando quest'oggi anche al di sotto dei 21000 punti. 



L'indice Cinese è letteralmente crollato nelle ultime settimane. Dopo aver registrato una crescita mostruosa nei primi sei mesi dell'anno ( oltre il 50%) l'indice Shangaicomp è passato dal massimo di 5178 punti a 3209 odierni tornando sui valori di inizio 2015. 


Sul fronte dei tassi di interesse quest'ondata deflattiva ha innescato un nuovo rally del mondo tasso con un deciso movimento di appiattimento sulle parti più lunghe della curva.

Il 5 anni è sceso a 0,36% mentre il 10y è sceso di 5 bps (0,92%); ancor più pronunciato il movimento sul 30y di 8  bps (1,42%). In tal modo l’inclinazione 2-30 è tornata sotto i 140 bps.


Gli spread dei paesi periferici sono invece tornati ad ampliarsi (Btp-bund è tornato a 130bps , quello spagnolo oltre i 140 bps). 



Lo scenario deflattivo innescato dal crollo delle materie prime modifica le aspettative in modo sensibile. Lo scenario centrale che vedeva un possibile rialzo dei tassi da parte della Fed a settembre viene posticipato quanto meno ad ottobre e appare evidente che la Bce proseguirà la sua politica di tassi eccezionalmente bassi ancora a lungo e non viene escluso un maggior interventismo nei prossimi mesi per scongiurare la deflazione. Oltretutto i rischi sull’outlook economico dell’area euro restano orientati al ribasso e gli ultimi dati non sembrano particolarmente brillanti cosa che potrebbe portare a nuove politiche espansive a sostegno dell’economia europea.