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mercoledì 2 settembre 2015

Commento all'andamento dei mercati di agosto 2015

L’andamento dei mercati nel mese di Agosto 2015


Il mese di agosto 2015 sarà ricordato come un mese dominato dalla forte volatilità dei mercati. La mossa a sorpresa effettuata dalla Banca Centrale Cinese che ha svalutato ripetutamente lo Yuan (l’11-12-13 agosto) ha innescato una forte variabilità delle quotazioni sia dei mercati azionari sia dei mercati obbligazionari che dei cambi Violenti anche i movimenti delle materie prime; basti pensare che il petrolio è passato dai 47 dollari al barile di fine luglio ai 38 dollari del 24 agosto per tornare a 47 dollari a fine agosto.

BRIC

A pagare più le conseguenze di queste manovre sono stati i paesi emergenti con l’indice dei BRIC che ha accusato un calo del 9,4% nel mese di agosto, trascinati in basso dal repentino crollo dell’indice Cinese (Shangai Comp) che ha accusato un crollo del 13,5%.  Male anche il Brasile (-6,5%) e l’India (-5,4%). Da segnalare le forti svalutazioni del Real Brasiliano che ha perso un altro 7% ad agosto (36% di svalutazione da inizio anno) e il Rublo russo che si è svalutato dell’8,70%.   


Equity Europa ed America


Per le borse europee il mese di agosto è stato il peggiore da inizio anno riportando le quotazioni su valori di fine 2014. L’indice europeo Eurostoxx ha perso quasi il 9% registrando la peggiore performance mensile dal 2011. Leggermente meglio l’Italia con il Ftsemib che nonostante il -6,2% registrato ad agosto rimane il miglior indice europeo da inizio anno (+15,4%). Per quanto riguarda l’America la situazione appare più complessa. Nel mese di agosto l’indice Sp500 ha registrato una perdita del 6,4%, mese peggiore dal 2012. Da inizio anno l’indice americano perde il 4,2%. Negativo anche l’indice giapponese Topix che ad agosto ha perso il 6,7% ma che da inizio anno rimane tra i migliori indici azionari nel mondo (+ 9,2%).  

Volatilità


La volatilità dell’equity europeo (V2x) è praticamente raddoppiata negli ultimi 15 giorni passando da 17 agli attuali 35 punti (con un picco ad oltre 45). Notevole anche la volatilità dell’equity americano (Vix ,detto anche indice della paura) , passato da 12 agli attuali 28 punti dopo un picco a oltre 53 punti (valore che non si registrava dal 2009). 



Anche sul fronte tassi il mese di agosto è stato negativo. In questa fase di forte volatilità e negatività la correlazione delle diverse asset class è stata elevata facendo riportare discrete perdite anche sugli HY (-0,77% ad agosto) e sui Corporate Finanziari (-0,51%) e Non Finanziari (-0,96%) nel mese. Negativo anche il comparto degli Additionanal Tier 1 che pur registrando un calo dello 0,47% rimangono la miglior asset class da inizio anno (+5,86%). Stabili i Floater (+0,04%) ed i Covered. 



Governativi


Anche i titoli governativi hanno registrato un mese negativo.  L’indice generale ha accusato un calo dello 0,91% portando la performance complessiva da inizio 2015 in territorio negativo (-0,12%). Tra i vari paesi la componente periferica ha reagito meglio in questa fase negativa con l’Italia che ha limitato i danni (-0,56%) insieme alla Spagna (-0,58%) e al Portogallo (-0,61%).
Al momento l’effetto principale del piano di acquisti da parte della BCE (Quantitative Easing da 60 Miliardi al mese) sta portando i suoi benefici nel mantenere abbastanza stabile il livello di spread tra paesi periferici e germania. Lo spread BTP-bund rimane in questo modo in area 115-120 bps.

Aspettative e date importanti

I livelli di volatilità raggiunti segnalano una forte attività di trading quantitativo su molti mercati sia su quello azionario americano che su quello cinese. La situazione attuale di mercato appare alquanto complessa e vive anche di mutevoli contraddizioni interne. Da una parte abbiamo un’economia americana in salute (+3,7% il Pil Y/Y) che si accinge ad un piccolo rialzo dei tassi da parte della FED forse già nella riunione del 17 settembre. Dall’altra parte dell’oceano abbiamo un Europa che si sta consolidando e sta cercando di tornare ad una crescita moderata grazie anche alle manovre ultraespansive della BCE , basti vedere all’Italia che nel secondo trimestre mette a segno un +0,7% Y/Y di Pil dopo 4 anni di recessione.  La caduta dei prezzi delle materie prime e del greggio (oltre -50% nell’ultimo anno), che riteniamo sia legata più ad un eccesso di produzione che ad un vero e significativo calo della domanda, sia assolutamente una buona notizia per l’economia globale.
Allo stesso tempo stiamo assistendo a un’estrema volatilità nei mercati Emergenti e nei movimenti valutari internazionali che sollevano dei dubbi sullo stato di salute del gigante asiatico. Le ultime mosse della banca centrale cinese hanno aperto ad un processo di cambiamento importante e ogni cambiamento porta ad un periodo di transizione che si traduce in volatilità sui mercati.  

Probabilmente dovremo adattarci a mercati più volatili rispetto a quanto osservato negli ultimi 4 anni visto che anche le Banche centrali difficilmente tollereranno la compiacenza dei mercati finanziari ed il relativo azzardo morale.  Accetteranno dunque un livello di volatilità “confortable” comunque mediamente più alto di quanto registrato negli ultimi anni.