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mercoledì 4 dicembre 2013

La fine del risparmio e dell'auto in italia...


Caro risparmiatore italiano anche se tu non lo sai i tuoi risparmi sono sempre più a rischio! Perchè? Semplice oltre ai soliti problemi dell'affidabilità e della solidità delle banche italiane (su cui preferisco stendere un velo pietoso anche perchè senza LTRO di Draghi non so quante banche sarebbero rimaste in piedi) esiste una piccola patrimoniale in arrivo dal 1 gennaio 2014 di cui si parla ancora molto poco. 
Come riporta questo articolo del sole 24 ore  dal 1 gennaio 2014 ( salvo cambiamenti alla camera dei deputati dell'ultima ora) l'imposta di bollo sugli strumenti finanziari passerà dall'attuale 0,15% allo 0,20%. Come sapete questa imposta è nata sotto il governo Monti che nel 2012 visto la situazione di crisi aveva introdotto una aliquota dello 0,10% poi aumentata nel 2013 allo 0,15% ed ora arriverà allo 0,20% con un bel prelievo fisso (minimo) di 34,20 euro a conto corrente. Cosa significa tutto cio? 
Se ad esempio avete 10.000 euro sul conto correte a fine anno pagherete ben 34,20 euro allo stato e probabilmente visto gli attuali tassi di interessi sulla liquidità ( 0- 0,1%) vi ritroverete a fine anno con meno soldi di quelli lasciati a fine 2012 solo per tenerli in banca. In altre parole state pagando la banca e lo stato per tenere i vostri soldi. 

E se consideriamo le spese di tenuta conto, le spese per la carta di credito, le spese per l'utilizzo del bancomat a quanto arriviamo? Facendo una stima sommaria sottodimensionata parliamo di almeno altri 50 euro all'anno. A conti fatti se avete una cifra attorno ai 10.000 euro tenendo i soldi in banca perdete quasi l'1% del vostro capitale all'anno, senza considerare l'effetto inflazione che erode il vostro potere di acquisto. E per chi ha meno di 10.000 euro sul conto correte va ancora peggio in termini percentuali....

Facciamo una altra ipotesi.Volete investire i vostri 10.000 euro in un BTP a 10 anni (che ad oggi rende il 4,15%). Ipotizzando che il vostro investimento vada a buon fine da qui a fine 2013 con un rendimento dell'operazione del 4,15% dovrete pagare lo 0,20% per comprare i BTP (commissioni medie di un conto corrente online) e un altro 0,20% per venderlo. In questo caso il rendimento dell'operazione scende dal 4,15% al 3,75%. Su questo 3,75% però dovete pagare il 20% di imposta sul capital gain e quindi il vostro rendimento netto scende al 3,10%.  Aggiungeteci le spese citate nel primo esempio stimate nell'1% e arriviamo ad un fantastico 2,10% con tutti i rischi del caso. Cosa significa tutto ciò? L'investitore retail italiano è morto, non ha più alcun senso fare piccoli investimenti considerando la volatilità a cui è esposto e che gran parte dei guadagni vanno alle banche e allo stato. Fate voi le opportune valutazioni.....


Fin qui abbiamo parlato di banche ma ora parliamo dei nuovi 4 scatti sulle accise sui carburanti previsti nei prossimi 4 anni. Si parla di una vera stangata da 30 centesimi in più a litro per gli automobilisti che nei prossimi anni spenderanno qualcosa come 730 euro di più all'anno . 


L'impatto sull'economia reale di questa manovra sarà terribile, aumento dell'inflazione del carrello della spesa dell'italiano medio e di tutte le merci che viaggiano su gomma con ulteriore riduzione del potere d'acquisto delle famiglie italiane e un incremento della popolazione vicina alla soglia di povertà. 
E non parliamo del settore automobilistico che rischia un tracollo epocale. Anni fa l'auto veniva utilizzata anche per svago e per divertimento, il mercato contava vendite di milioni di autovetture all'anno e negli ultimi anni tra la crisi economica mondiale e l'aumento spropositato delle accise sui carburanti si è tornati di colpo alla produzione degli anni 70. A questo punto credo che si voglia distruggere completamente il tessuto produttivo italiano su tutti i fronti e devo ricredermi sulle stime di Pil dell'Italia per il 2014 di qualche giorno fa' abbassandole ad un pallido (+0,1%/+0,2%) sempre se non ci saranno ulteriori novità fiscali....

martedì 26 novembre 2013

Ripresa nel 2014? Forse, ma non chiamiamola ripresa....


Sono passati ben 5 anni da quando la crisi ha colpito l'Italia e  guardando il grafico sovrastante ( fonte:  http://www.soldionline.it/infografiche/andamento-del-pil-trimestrale-italiano-dal-2007) si può notare come l'effettivo calo del prodotto interno italiano dal 2007 è nell'ordine del 9,1%!!
In base agli ultimi dati disponibili il 2014 dovrebbe essere finalmente il primo anno in cui vedremo il segno + davanti al dato sul Pil. Il governo nell'ultimo DEF stima una crescita del PIL italiano per il 2014 dell'1%
Una decina di giorni fa il Fondo Monetario Internazionale (IMF) ha stimato che nel 2013 il Pil dell'Italia dovrebbe scendere dell'1,8% ( mesi fa stimava solo 1%...) e nel 2014 dovrebbe tornare a salire dello 0,7% contro una crescita dell'area euro dell'1% e del mondo del 3,6%. 


La settimana scorsa l'Ocse è stato ancora più conservativo stimando una crescita per il Pil Italiano dello 0,6% per il 2014 confermando invece i target sull'Europa e sulla crescita globale previsti dal IMF. 


A mio avviso c'è il concreto rischio che per un motivo o per un altro a fine 2014 ci troveremo a parlare di una crescita davvero ridicola (+0,2/ +0,4%) se il tessuto industriale italiano continuerà a sciogliersi come neve al sole e a lasciare a casa migliaia di lavoratori che a sua volta saranno costretti a ridurre i propri consumi. Per non parlare della crescente pressione fiscale (record in tutta europa) che costringe gli italiani a ridurre le proprie spese per far fronte agli impegni tributari (imu,tares, aumento delle accise sui carburanti, etc, etc,). Volendo trascurare il problema inflazione (negli ultimi mesi si sta avviando una pericolosa disinflazione in europa, sopratutto nei paesi periferici che potrebbe sfociare in deflazione... e tutti sanno cosa è successo al Giappone in seguito....) sarei estremamente sorpreso di una crescita del PIL 2014 per l'Italia superiore allo 0,5%. 
Ad ogni modo parlare di uno zero virgola dopo un tracollo del 9,1% negli ultimi 6 anni non è ripresa, è soltanto una frenata durante il peggior crollo economico dell'Italia da quando esistono le statistiche. Sarebbe necessario far circolare i miliardi di euro presi in prestito dalle banche tramite LTRO regalati dalla Bce a un tasso irrisorio (0,25%) per far ripartire realmente l'economia. Continuare con queste politiche di austerity non serve a nulla se non a peggiorare la congiuntura economica e il governo dovrebbe avere il coraggio di compiere scelte importanti per la vera ripresa economica, a partire dalla riallocazione delle risorse economiche dalle pensione d'oro verso i giovani laureati in cerca di occupazione passando sopratutto per quelle famose riforme strutturali che il paese attende da oltre 20 anni. 
Ci sono stati governi di destra e di sinistra al potere, governi tecnici, governi para-tecnici, sembra ogni volta tutto cambi ma in fondo non cambia nulla...compreso il nostro amaro futuro. 

mercoledì 23 ottobre 2013

Corsi e ricorsi storici...24 ottobre 1929 ...24 ottobre 2013...

“Le cause del disastro sono tutte nell’orgia speculativa che lo precedette”
 John Kenneth Galbraith – Il grande crollo

Domani è il 24 ottobre 2013 , un giorno come tanti direte voi.... ma per gli appassionati di mercati finanziari non è così. Esattamente 84 anni fa , giovedì 24 ottobre 1929 vi fu una delle peggiori giornate borsistiche della storia di Wall Street e il giorno seguente queste erano le copertine di tutti i giornali. 


Tutti sanno cosa accadde nei mesi e negli anni successivi a quel fatidico giovedì e nessuno si augura che la storia si ripeta, anche perchè l'indice Dow jones perse quasi il 50% nei successivi 2 anni ....


Quello che però nessuno sottolinea è quale fu la straordinaria crescita dei valori azionari della borsa americana negli anni precedenti il grande crollo. Dal 1925, in circa 4 anni e mezzo l'indice Dow jones salì del 158% conseguendo un rendimento medio nel periodo selezionato del 24% annuo! 


Dai minimi di marzo 2009 l'indice sp500 (ormai vero punto di riferimento dell'equity americano e mondiale), in 4 anni e mezzo è salito del 155%  realizzando una performance media annua del 22,47%. Ipotizzando di aver reinvestiti i dividendi nell'indice si raggiunge una rendimento complessivo del 181% e del 25,1%annuo!!


Domani è 24 ottobre 2013 ed è giovedì..... e ieri l'indice Sp500 ha toccato i nuovi massimi storici superando per la prima volta i 1750 punti.

Il vix ( l'indice della paura) dopo aver toccato nuovi minimi torna a crescere oltre quota 13.

In tutto ciò quest'oggi l'indice FtseMib ha chiuso la peggior seduta da agosto 2013 con un calo del 2,4% e sotto la soglia psicologica dei 19000 punti.Graficamente si può osservare come l'indice si sia scontrato contro la resistenza chiave di 19500 punti e sembrerebbe proiettato quanto meno sulla media mobile a 20 periodi in area 18500 punti con possibili estensioni fino a 18000 punti fino alla media mobile a 50 giorni. Da segnalare anche l'imminente taglio ribassista del macd dayly che di certo non è un bel segnale.



giovedì 4 luglio 2013

Indipendence day : il punto della situazione sui mercati


Domani è 4 luglio e in America si festeggia come al solito l'Indipendence Day. A mercati chiusi cerchiamo di fare il punto della situazione sui mercati dopo il primo semestre 2013.

Dopo una prima fase dell'anno molto positiva per tutte le varie asset class  che avevano registrato ottime performance (equity, bond, titoli governativi, high yield) è arrivata una brusca correzione nel mese di maggio che ha colpito indistintamente tutto il mercato.
Il classico detto di borsa " sell in may and go away" anche per quest'anno è stato rispettato ma ha colpito in tempistiche e modalità piuttosto differenti:



A partire da inizio maggio i titoli governativi americani a 10 anni hanno iniziato ad accusare un calo piuttosto significativo che nel corso del mese ha assunto proporzioni importanti anche a causa delle dichiarazioni più conservative della Fed ( riduzione del quantitative easing a fine 2013 quando la disoccupazione americana scenderà sotto la soglia chiave del 7%). Dai  massimi di fine aprile il calo del t-bond 10y è stato superiore al 6% e ha scatenato tutte le vendite su tutto il mondo tasso a livello internazionale. 


Anche il mitico bund decennale tedesco (da tutti considerati un porto sicuro) ha accusato il colpo con una perdita vicina al 5% dai massimi registrati a fine aprile. 


In questo contesto il nostro caro future sul btp decennale è passato da 117,50 di fine aprile ai 109,75 della chiusura di oggi. 


Per quanto riguarda il principale listino azionario mondiale ( sp500) si può notare che il 22 maggio 2013 dopo aver toccato nuovi massimi storici a 1687 punti era fuoriuscito dalle bande di bollinger dando avvio a una piccola fase correttiva che lo ha riportato fino ai 1560 punti nel giro di un mese a cui è seguito un recupero che lo ha portato fino ai 1615 punti di questa sera. 


Ben peggio ha fatto il listino italiano Ftsemib che dopo aver segnato un doppio massimo decrescente annuale è passato dai 17000 punti ai 15000 punti di qualche giorno fa. L'eventuale rottura del canale ribassista segnalato dalla seconda linea rossa (area 14900-15000) sarebbe estremamente negativo e in tal caso cercherei di mantenere una posizione piuttosto prudente sul mercato italiano. 

Per quanto riguarda la seconda metà dell'anno mi aspetto una fase ancora incerta per i mesi estivi caratterizzati come al solito da bassi volumi e volatilità piuttosto elevata (non mancano di certo le news in tal senso: crisi di governo in portogallo, crisi in egitto e rally del petrolio, grecia in bilico tra nuovi aiuti dall'europa e pressioni della troika, mancanza di manovre significative per la crescita del governo italiano, incertezze sulle manovre delle banche centrali ( fed e bce in primis ma anche boj), incertezza sulla ripresa economica in europa (dati macro ancora molto negativi con il pil italiano che se tutto va bene farà -2% a fine 2013,  etc etc).


Vi lascio infine con il grafico dayly dello stoxx.. come potete notare la rottura della media 200 giornaliera (linea blu) ha invertito, per ora, la tendenza di lungo periodo che ora è dunque al ribasso. 

Dopo un pullback da manuale sulla media l'indice ha aperto quest'oggi direttamente in gap down.... 
Vedremo cosa accadrà ma se queste sono le premesse, l'estate ( nonostante le temperature piuttosto miti ) sarà piuttosto calda sui mercati finanziari.....




venerdì 1 marzo 2013

I dati macro ci dicono che l'Italia forse è destinata al default



I primi due mesi di questo 2013 sono passati piuttosto velocemente sui mercati finanziari senza gravi ripercussioni sui mercati fino alla scorsa settimana. L'esito incerto delle elezioni politiche Italiane ha riportato la tensione sui mercati azionari ed obbligazionari europei senza tuttavia influire in maniera significativa sugli altri mercati azionari globali più decorrelati  (Usa, Giappone, Bric).
Al di la della completa incertezza politica del nostro paese che potrebbe costarci molti punti di spread e di mancata crescita di Pil per la mancata approvazione di alcune riforme strutturali necessarie per la ripresa economica dell'Italia, gli ultimi dati macro sono a dir poco negativi.

Partiamo dai dati ufficiali: 
Nel 2012 il Pil Italiano è sceso del 2,4%
Il Pil Nominale Italiano a fine 2012 è quindi pari a 1.565,916 Miliardi di euro.
Il Debito Pubblico Italiano a fine 2012 è invece pari a 1.988,363 Miliardi di euro.

Il Rapporto Debito/Pil a fine 2012 è quindi pari al 127%. 

Nell'ultimo anno il debito italiano è cresciuto di oltre 90 Miliardi di euro pari al 4,75%, consumi hanno segnato un calo del 3,9% su anno, con la spesa delle famiglie a -4,3%; gli investimenti fissi lordi crollano dell'8%. Unica componente in aumento l'export con +2,3%, mentre l'import scende del 7,7% mentre la pressione fiscale ha raggiunto un nuovo record storico del 44%.


Sul fronte lavorativo le cose non vanno meglio. Il tasso di disoccupazione è salito all'11,70% ma il dato realmente terrificante è quello riferito al tasso di disoccupazione giovanile che ha raggiunto un nuovo record al 38,7% con punte superiori al 50% dei giovani ragazzi del sud italia. 
In tutto ciò il numero degli inattivi risulta pari al 36,1%.

L'indice PMI manifatturiero italiano a febbraio è risultato pari a 45,80 contro delle attese pari a 47,60.  (Un valore di questo indicatore inferiore a 50 indica una fase di recessione dell'economia, valori vicino ai 45 di grave recessione...) 

Cosa ci aspetta per il 2013

Le previsioni più ottimistiche parlano di un calo del Pil vicino all'1% ma a mio avviso andremo facilmente in una forchetta tra il -1,4% e il -2% a causa della congiuntura economica mondiale meno favorevole e delle continue politiche di austerity che porteranno all'aumento della pressione fiscale sulle famiglie italiane (aumento dell'1% dell'Iva tra qualche mese) e dall'introduzione di nuove imposte che verranno approvate nel corso del 2013. 

A trainare al ribasso le mie stime sul Pil basta guardare ai dati catastrofici del mercato automobilistico: 
a febbraio le immatricolazioni sono state pari a 108.419 unità , con un calo del 17,4% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, caratterizzato a sua volta già da una pesante contrazione (-18,6%). Si tratta del peggior febbraio dal 1979 e della diciannovesima flessione a doppia cifra da gennaio 2011.
Il primo bimestre del 2013, si chiude  con una perdita complessiva del 17,3%, pari a 222.406 vetture consegnate, con cali che rappresentano circa il doppio della media europea. In altre parole il mercato automobilistico è tornato indietro di quasi 35 anni!! 

Provando a fare delle stime realistiche sul debito pubblico a fine 2013 (che a mio avviso potrebbe aggirarsi attorno ai 2040 Miliardi di euro) , il rapporto debito/Pil per il 2013 potrebbe superare il 131%, valore difficilmente sostenibile nel lungo periodo a causa della crescente spesa per gli interessi che per il solo 2013 dovrebbe superare i 90 Miliardi di euro. 

In questo scenario la situazione potrebbe facilmente surriscaldarsi anche a causa della completa instabilità politica del prossimo governo cosa che potrebbe riportare un deciso ritorno della volatità sui mercati che già hanno dato alcuni segnali importanti in questa settimana....



Il grafico su base settimanale dell'indice di milano ha dato in settimana due chiari segnali negativi. In primis la rottura ribassista della media mobile a 25 settimane e in secondo luogo l'incrocio ribassista dell'oscillatore Macd. 
L'ultima volta che si era verificato un segnale simile è stato a fine marzo 2012. Nei mesi successivi l'indice italiano passò dai 16000 punti ai 12200 punti toccati nella scorsa estate.... Se queste sono le premesse per il mercato azionario italiano i prossimi 2-3 mesi saranno tutt'altro che positivi. 

P.s. A partire da oggi entra in vigore la Tobin Tax ( qui il dettaglio della normativa)  sul mercato azionario italiano. Cosa cambia? La speculazione intraday sarà esente da questa tassa mentre i poveri cassettisti italiani oltre a perdere in media i loro pochi risparmi dovranno pagare anche lo 0,12% sul controvalore investito.  
W l'Italia. 






martedì 22 gennaio 2013

La crisi è finita o almeno i mercati stanno scontando questo


Sono passate alcune settimane dal mio ultimo post e il mercato è drasticamente cambiato nell'ultimo periodo. Cerchiamo di fare il punto della situazione dopo le ultime evoluzioni dei vari mercati internazionali. 

1) La crisi europea sembra volgere al termine, i mercati stanno scontando la fine del contagio dei paesi dell'area euro periferici e i rendimenti dei titoli di stato a 10 anni sono scesi violentemente su valori più accettabili e sostenibili rispetto a quelli di un anno fa'.


Le variazioni dell'ultimo anno parlano chiaro con un vero e proprio crollo dei tassi di interessi della Grecia ( da oltre il 30% al 10,45% odierno) del Portogallo ( dal 14% al 6,095 odierno) e dell'Italia ( dal 6,25% al 4,23% di oggi). Miglioramenti significativi anche per Francia, Germania e Spagna ( che potrebbe essere la vera sorpresa del 2013 ) .

A dir poco sorprendente la performance messa a segno dal btp decennale italiano da quanto si è insediato il governo Monti è passato dal 75 al 4,22% odierno. ( In altre parole un investitore che avesse comprato i btp nei giorni di tensione di novembre 2011 avrebbe realizzato un guadagno vicino al 30%...) 

2) Osservando il grafico sottostante del rendimento del btp decennale appare evidente che siamo tornati su dei livelli che non si vedevano da ottobre 2011 e la tendenza sembra proiettare tale rendimento attorno al 3,80%-4% di rendimento (valore strutturale di lungo periodo e a mio avviso sostenibile per l'attuale situazione economica dell'Italia). 



3) Per quanto riguarda gli indici azionari la situazione è stata a dir poco positiva nell'ultimo trimestre del 2012 e anche in questa prima parte del 2013. 


L'indice azionario americano Sp500 dopo aver violato al rialzo i precedenti massimi del 2011 sembra essere proiettato verso i 1500 punti e successivamente sui suoi massimi assoluti storici in area 1560 punti. Nonostante vi sia un elevata fase di ipercomprato il mercato rimane tonico e non ci sono segnali preoccupanti di ritorno di volatilità sui mercati anzi....
Osservando il grafico del Vix ( l'indice della paura) si può notare che alcuni giorni fa è stata violata al ribasso un importantissimo supporto statico ( in area 13,3 punti), rotto il quale si è assistito a un drastico calo della volatilità sui mercati. E al calo della volatilità si sa è associato un rialzo dei prezzi azioanari. 


Allungando l'orizzonte temporale di riferimento si può osservare che il Vix è tornato ai livelli del 2007, cioè in una fase naturale del ciclo economico e dei mercati finanziari. Forse siamo davvero in una nuova era di volatilità ( che a questo punto potrebbe tornare verso un livello strutturalmente naturale tra i 10 e i 12 punti ) simile a quella presente nel grafico sottostante dal 2005 in poi. Questo segnale è a mio avviso la vera svolta degli ultimi mesi e mi lascia molto più fiducioso per il 2013. 



Per quanto riguarda l'indice Italiano Ftse Mib va segnalato la formazione di un testa spalle di lungo periodo che avrà il suo punto di svolta attorno ai 18000 punti. L'eventuale rottura di questo valore potrebbe innescare una violenta accelerazione con successivi target in area 20000 e finale attorno ai 22000 punti. 


Osservando i grafici non si può non essere ottimisti sul 2013 e pensare che la crisi economica stia per finire. In genere i mercati anticipano la fine della crisi di circa 9 mesi e se i minimi sono stati toccati a metà del 2012 probabilmente inizieremo ad osservare dei dati macro in miglioramento già a partire dal 2 trimestre del 2013. 

Al momento tuttavia i numeri della disoccupazione in europa sono ancora tutti negativi ma si spera valga il detto dall'abisso non si può che risalire....