L’andamento dei mercati
nel mese di Agosto 2015
Il mese di agosto 2015 sarà ricordato come un mese dominato
dalla forte volatilità dei mercati. La mossa a sorpresa effettuata dalla Banca
Centrale Cinese che ha svalutato ripetutamente lo Yuan (l’11-12-13 agosto) ha
innescato una forte variabilità delle quotazioni sia dei mercati azionari sia
dei mercati obbligazionari che dei cambi Violenti anche i movimenti delle
materie prime; basti pensare che il petrolio è passato dai 47 dollari al barile
di fine luglio ai 38 dollari del 24 agosto per tornare a 47 dollari a fine
agosto.
BRIC
A pagare più le conseguenze di queste manovre sono stati i
paesi emergenti con l’indice dei BRIC che ha accusato un calo del 9,4% nel mese di agosto, trascinati in
basso dal repentino crollo dell’indice Cinese (Shangai Comp) che ha accusato un
crollo del 13,5%. Male anche il Brasile (-6,5%) e l’India
(-5,4%). Da segnalare le forti svalutazioni del Real Brasiliano che ha perso un
altro 7% ad agosto (36% di svalutazione da inizio anno) e il Rublo russo che si
è svalutato dell’8,70%.
Equity Europa ed America
Per le borse europee
il mese di agosto è stato il peggiore da inizio anno riportando le quotazioni
su valori di fine 2014. L’indice europeo Eurostoxx
ha perso quasi il 9% registrando la
peggiore performance mensile dal 2011. Leggermente meglio l’Italia con il Ftsemib che nonostante il -6,2%
registrato ad agosto rimane il miglior indice europeo da inizio anno (+15,4%).
Per quanto riguarda l’America la situazione appare più complessa. Nel mese di
agosto l’indice Sp500 ha registrato
una perdita del 6,4%, mese peggiore dal 2012.
Da inizio anno l’indice americano perde il 4,2%. Negativo anche l’indice
giapponese Topix che ad agosto ha
perso il 6,7% ma che da inizio anno rimane tra i migliori indici azionari nel
mondo (+ 9,2%).
Volatilità
La volatilità
dell’equity europeo (V2x) è praticamente raddoppiata
negli ultimi 15 giorni passando da 17 agli attuali 35 punti (con un picco ad
oltre 45). Notevole anche la volatilità dell’equity americano (Vix ,detto anche indice della paura) ,
passato da 12 agli attuali 28 punti
dopo un picco a oltre 53 punti (valore che non si registrava dal 2009).
Anche sul fronte tassi
il mese di agosto è stato negativo.
In questa fase di forte volatilità e negatività la correlazione delle diverse
asset class è stata elevata facendo riportare discrete perdite anche sugli HY (-0,77% ad agosto) e sui Corporate Finanziari (-0,51%) e Non Finanziari (-0,96%) nel mese.
Negativo anche il comparto degli Additionanal Tier 1 che pur registrando un
calo dello 0,47% rimangono la miglior asset class da inizio anno (+5,86%).
Stabili i Floater (+0,04%) ed i Covered.
Governativi
Anche i titoli governativi hanno registrato un mese
negativo. L’indice generale ha accusato
un calo dello 0,91% portando la performance complessiva da inizio 2015 in
territorio negativo (-0,12%). Tra i vari paesi la componente periferica ha
reagito meglio in questa fase negativa con l’Italia che ha limitato i danni
(-0,56%) insieme alla Spagna (-0,58%) e al Portogallo (-0,61%).
Al momento l’effetto principale del piano di acquisti da
parte della BCE (Quantitative Easing da 60 Miliardi al mese) sta portando i
suoi benefici nel mantenere abbastanza stabile il livello di spread tra paesi
periferici e germania. Lo spread BTP-bund rimane in questo modo in area 115-120
bps.
Aspettative e date
importanti
I livelli di volatilità raggiunti segnalano una forte
attività di trading quantitativo su molti mercati sia su quello azionario
americano che su quello cinese. La situazione attuale di mercato appare
alquanto complessa e vive anche di mutevoli contraddizioni interne. Da una
parte abbiamo un’economia americana in
salute (+3,7% il Pil Y/Y) che si accinge ad un piccolo rialzo dei tassi da
parte della FED forse già nella
riunione del 17 settembre. Dall’altra parte dell’oceano abbiamo un Europa che si sta consolidando e sta
cercando di tornare ad una crescita moderata grazie anche alle manovre
ultraespansive della BCE , basti
vedere all’Italia che nel secondo trimestre mette a segno un +0,7% Y/Y di Pil
dopo 4 anni di recessione. La caduta dei
prezzi delle materie prime e del greggio (oltre -50% nell’ultimo anno), che
riteniamo sia legata più ad un eccesso di produzione che ad un vero e
significativo calo della domanda, sia assolutamente una buona notizia per
l’economia globale.
Allo stesso tempo stiamo assistendo a un’estrema volatilità
nei mercati Emergenti e nei movimenti valutari internazionali che sollevano dei
dubbi sullo stato di salute del gigante asiatico. Le ultime mosse della banca
centrale cinese hanno aperto ad un processo di cambiamento importante e ogni
cambiamento porta ad un periodo di transizione che si traduce in volatilità sui
mercati.
Probabilmente dovremo adattarci a mercati più volatili
rispetto a quanto osservato negli ultimi 4 anni visto che anche le Banche
centrali difficilmente tollereranno la compiacenza dei mercati finanziari ed il
relativo azzardo morale. Accetteranno dunque
un livello di volatilità “confortable” comunque mediamente più alto di quanto
registrato negli ultimi anni.
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