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venerdì 30 dicembre 2016

Tiriamo le somme sul 2016


Ed eccoci alla fine di questo tormentato 2016. Numerosi sono stati gli eventi di quest'anno, sia economici, sia politici che hanno caratterizzato l'evoluzione dei mercati finanziari. In breve ecco le performance ad oggi ( suscettibili ancora di piccole variazioni da qui a fine giornata ) delle principali asset class. 


Tra i vincenti di questo 2016 sicuramente vanno ricordati i BRIC che complessivamente hanno messo a segno una performance superiore al 13% trascinati dal Brasile (+38%), che da inizio Febbraio ha realizzato quasi un +60%. Positivo anche il contributo del real Brasiliano che si è apprezzato di oltre il 17%.  (Chi avesse acquistato un etf (BRA IM equity) che è sensibile ad entrambi i fattori di rischio, da fine gennaio ad oggi avrebbe realizzato una performance superiore al 100%!). 
Bene anche la Russia con un +25% di indice azionario  a cui va sommato un ottimo 15% di apprezzamento del rublo russo. Male la Cina che chiude l'anno in netta perdita (-12%) a cui va aggiunto  un deprezzamento dello Yuan vicino al 7%. 


Sul fronte azionario globale va segnalato l'ennesimo anno record per l'azionario americano che realizza rispettivamente un +13% per il Dow Jones e un + 10% per l'S&P 500. Per le borse europee l'anno è stato laterale con l'Eurostoxx 50 sugli stessi valori dello scorso anno (-0,2%) , il Cac 40 francese +4%, e ancora meglio ha fatto il Dax tedesco con un +4%. L'indice inglese Ftse 100 nonostante la Brexit ha fatto un grande anno (+13%) mentre si conferma debole la periferia europea con Ibex spagnolo a -2,6% e sopratutto il nostrano FtseMib italiano a -10,3% penalizzato pesantemente dalle banche italiche. 



Osservando i settori azionari europei emergono delle dispersioni di rendimento notevoli.  Impressionante la corsa delle Basic Resources (+50%) e dell'Oil (+19%) mentre il resto dei comparti ha realizzato performance tra il +10 ed il -10% . 


Positivo anche l'anno per i titoli governativi europei nonostante gli ultimi mesi dell'anno particolarmente tribolati a causa del violento rialzo dei tassi innescatosi in america dopo l'elezione di Donald Trump. L'indice Europeo è salito del 3,48% trascinato sia dai paesi core ( Belgio +5,6%, Germania 4,4% , sia dalla Spagna +4,7%) mentre l'Italia causa instabilità politica e situazione bancaria fragile ha messo a segno un timido +1% . In tal modo lo Spread Btp-Bund con la  è tornato a 160 bps. Peggio ha fatto il Portogallo che è sceso del 2,54% (chissà che nel 2017 non si rifaccia di questa performance così negativa). 


Va segnalato che i titoli inflation linked hanno performato meglio dei rispettivi titoli a tasso fisso grazie alla ripresa delle aspettative di inflazione. In tal senso qualora venisse confermato questo trend rialzista delle dinamiche inflazionistiche può aver senso avere una quota maggiore rispetto al passato di questa tipologia di titoli nel proprio portafoglio. 

Male ovviamente il monetario che a causa dei tassi a breve in territorio negativo praticamente ovunque ( basti pensare che il bot semestrale andato in asta pochi giorni fa è stato collocato a -0,317%) ha perso lo 0,23%. Molto bene invece l'High Yield con una performance superiore all'8% e i titoli non finanziari ( +5,5%). Bene anche gli additional tier 1 saliti del 6%. 
Fra tutte le asset class si segnala il comparto dei Floater che è salito dello 0,57% nell'anno ma con una volatilità annua dello 0,16%, a cui segue il comparto degli High Yield che con una performance stellare dell'8% hanno dovuto sopportare una volatilità del 3,1%. Per fare un confronto un investitore che avesse comprato l'indice azionario europeo (EuroStoxx50) ha dovuto sopportare un 22% di volatilità con un rendimento dello 0%, mentre se avesse investito nell'indice Italiano Ftsemib avrebbe perso il 10% subendo una volatilità annua superiore al 31%. In tal senso l'azionario europeo ed italiano non sono state asset class efficienti in questo 2016, mentre lo è stato l'azionario americano. 


Infine guardiamo l'andamento dei tassi sulle varie scadenze sia in europa ( Euroswap) che in America nel corso del 2016. Appare evidente l'anomalia rispetto al passato dovuta dalla diversa politica monetaria delle banche centrali, da una parte la BCE con il suo quantitative easing mantiene un atteggiamento ultra-espansivo, dall'altra la Fed con il rialzo dei tassi di dicembre assume un atteggiamento restrittivo.  Il decennale americano viene scambiato al 2,47% in rialzo di circa 20bps da fine 2015 mentre l'euroswap decennale è scambiato 36 bps più in basso dell'anno scorso. 

Da un punto di vista macro la crescita dell'economia statunitense prosegue a ritmi sostenuti (+3,5% annualizzato nel terzo trimestre 2016) con un tasso di disoccupazione vicino ai minimi storici (4,6%). Pur in presenza di una riduzione degli scambi internazionali e di un aumento dei prezzi del petrolio l'incremento dei ritmi produttivi dovrebbe proseguire anche nel corso del 2017 sia per l'America sia per l'Europa (a ritmi più moderati). In Italia si consolidano i segnali positivi sia come la fiducia delle Imprese sia come le vendite al dettaglio (+1,2% congiunturale ad ottobre) e soprattutto dall'indice eurocoin di dicembre che registra il settimo incremento consecutivo, raggiungendo quota 0,59 da 0,45 di novembre. Si tratta del livello più alto dalla primavera del 2011 e dell'incremento mensile più forte dal dicembre 2015. 

Si spera che il 2017 sia un anno positivo per l'economia Italiana e mondiale anche se non mancheranno tensioni politiche (dovute alle numerose elezioni in europa) e finanziarie ( dovute al diverso approccio delle banche centrali, la Fed quanti rialzi dei tassi effettuerà?). 

Colgo l'occasione per augurarvi un sincero buon fine 2016 e sopratutto un inizio 2017 scoppiettante. Portatevi dietro le esperienze e le cose belle del 2016 per poter realizzare i vostri sogni ed i vostri obiettivi nel 2017 grazie ad una maggior consapevolezza di voi stessi e ad una maggiore maturità derivante dall'analisi delle proprie vittorie e dei propri errori.  Tanti auguri di Buone Feste !!! 

giovedì 24 novembre 2016

In Questo mondo di tassi….in questo mondo di eroi..



Era il 1988 quando Antonello Venditti fece scalpore nella musica italiana con la canzone "In questo mondo di Ladri".... Dopo quasi 30 anni il mercato dei titoli di stato ha vissuto le peggiori 2 settimane degli ultimi 26 anni sia in termini di volatilità sia in termine di perdite assolute. Si stima che a livello globale le perdite siano state vicine ai 2 Trilioni di dollari, ovvero 2000 Miliardi di dollari! 

Gli ultimi 20 giorni sono stati caratterizzati da uno spiccato aumento della volatilità sul mondo tasso. In particolare è stata l’elezione di Donald Trump a scatenare una vera e propria corsa dei rendimenti dei titoli di stato americani che hanno condizionato l’andamento dei tassi a livello mondiale. Dopo la Brexit, da un punto di vista politico ed internazionale appare chiaro che qualcosa sta cambiando e all’orizzonte ci aspettano molte novità nei prossimi mesi/anni.   Rispetto alla campagna elettorale Trump è sembrato da subito più equilibrato e ha parlato subito di alcuni punti chiave che son piaciuti ai mercati azionari:
1) Agevolazioni fiscali e riduzioni delle aliquote fiscali per la classe media americana. Inoltre vuole abbassare le tasse federali sulle imprese dal 35% al 15%, abolire la tassa di successione e fare un condono per un rientro dei capitali dall’estero. 
2) Aumento dei posti di lavoro ( 25 milioni) e aumentare la Crescita del Pil al 3-4% annuo. 
3) Commercio internazionale più protezionistico. 
4) Immigrazione: Costruzione di un muro con il Messico ed espellere 11 milioni di immigrati irregolari.
5) Politica estera: lotta al terrorismo per sconfiggere ISIS e nuovo piano per la sicurezza nazionale portando l’esercito a 540mila unità, 350 navi, 1200 caccia e 36 battaglioni dei marines.

Questa politica economica dovrebbe spingere l’economia e l’inflazione al rialzo e la prima reazione da parte degli investitori è stata da una parte di comprare azionario e dall’altra di vendere titoli di stato. 




Come si può osservare dal grafico sovrastante la reazione dell’indice SP500 è stata impressionante con un rialzo di oltre il 5% nell’ultimo mese. Infatti dopo aver toccato la media mobile a 200 giorni l’indice è rimbalzato superando di slancio i massimi precedenti e portandosi sui nuovi massimi assoluti. Dinamica identica anche per il più famoso indice mondiale Dow Jones Industial Average che si è portato per la prima volta nella storia al di sopra dei 19000 punti e sembra proiettato verso quota 20.000. 
Da inizio 2016 la situazione del mercato azionario mondiale mostra una dispersione di rendimenti molto varia. La palma d’oro spetta sicuramente al mercato brasiliano bovespa che dopo un avvio di anno non particolarmente brillante, ad oggi mette a segno uno stratosferico +43% ( che diventa +71% sommando la rivalutazione del real brasiliano). Molto bene anche l’andamento dell’indice americano Dow Jones che sfiora un rialzo del 10% da inizio 2016 (+12,6% considerando l’apprezzamento del dollaro). Se per il Giappone tutto sommato l’anno non è stato particolarmente entusiasmante ( Tokyo -3,68% che diventa un +5,4% considerato lo Yen) , l’area Euro è sicuramente quella che ha subito le perdite peggiori. L’indice Eurostox sta perdendo circa un 7% da inizio anno ma vi sono notevoli differenze tra paese a paese. La Germania (Dax)  risulta il paese più difensivo con un -0,4% merito del forte movimento del dollaro contro l’euro che permette alle aziende tedesche di esportare molti beni e servizi all’estero. La Francia (Cac40) perde un 2% da inizio anno mentre Madrid ( IBEX) perde circa un 9%. Maglia nera del lotto europeo è l’Italia con un -22,6% a causa del crollo delle banche italiane (con l’indice delle banche italiane che ha perso oltre il 40% da inizio anno). Bene invece Londra che mette a segno un +9% nonostante la Brexit ( -5% considerando il crollo della sterlina).


Sul fronte obbligazionario si è invece scatenata una vera e propria tempesta perfetta. I titoli di stato americani sono saliti ai massimi dell’anno con il decennale americano che ora rende il 2,35%. Il rialzo messo a segno da luglio/agosto è vicino ai 100bps. Notevole anche l’inclinazione della curva americana che ha visto risalire anche i rendimenti sulle scadenze più brevi. Ad esempio i titoli a 2 anni rendono l’1,12%.





Il 5X5 forward Swap è risalito ai massimi da Gennaio al 2,58% (quasi 60bps negli ultimi giorni, e 90 bps dai minimi di luglio). Il Breakeven decennale americano è risalito all’1,95% valore massimo dall’autunno 2014.  




Il recupero delle quotazioni del petrolio passato da 26$ di febbraio ai 48$ attuali al barile si è iniziato a trasferirsi sulle aspettative degli operatori sulle dinamiche di inflazione. La riunione dell’Opec del 30 novembre sarà molto importante in tal senso.


Dal 12 agosto a ieri 23 novembre queste sono le variazioni in Basis Point delle varie curve dei tassi: 



Come si può osservare il movimento è stato molto marcato soprattutto per l’Italia che ha visto i btp soffrire in modo significativo con rialzi superiore ai 100bps sia per la parte centrale della curva (7-10Y) sia per la parte extra-long (30y +115bps). 

Cosa significa tutto ciò? Che se avevate comprato un btp a 30 anni per ferragosto a quasi 130 oggi è circa 20% più in basso a circa 104 ( il 14 novembre aveva toccato quota 99)  E poi dicono che è l’azionario il comparto volatile! 



Se osserviamo la pagina degli spread dei titoli di stato dei principali paesi al mondo emergono alcuni punti salienti: I rendimenti dei titoli a 10 anni di quasi tutti i paesi sono tornati in territorio positivo (a parte la svizzera) . La Grecia è stato l’unico paese che in questa fase ha visto diminuire i propri tassi di interesse e il proprio spread nei confronti della Germania (oggi 666bps). Gli spread periferici sono saliti a livelli che non si registravano da 2 anni, in particolare quello tra BTP e Bund risalito a 180 bps a causa delle tensioni pre-referendum del 4 di dicembre. Ai nuovi record storici anche lo spread tra titoli di stato americani e bund tedeschi (209bps a causa del forte movimento sul dollaro e dal mutato approccio alla politica monetaria da parte della FED e della BCE). Da segnalare anche l’aumento degli spread dei paesi core e semi-core,  emblematico in tal senso l’aumento dello spread tra Francia e Germania a quasi 50 bps dai minimi di 20bps di luglio. 


Osservando il grafico del btp decennale si può osservare come negli ultimi mesi il rendimento sia passato da 1,04% al picco del 2,20% di alcuni giorni fa.  In altri termini un eventuale investitore che avesse comprato sui minimi di rendimento il btp decennale starebbe perdendo oltre il 10%.   

Se ne evince da questi movimenti che al crescere dei rendimenti anche gli spread si sono ampliati e probabilmente per vedere dei cali significativi da questi valori dovremo aspettare importanti tornate politiche e numerosi interventi da parte delle banche centrali.


Per quanto riguarda le aspettative di inflazione in Europa post elezioni di Trump si può osservare una decisa risalita delle quotazioni. L’inflation Swap decennale è risalito a 1,31% mentre a luglio eravano scesi sotto l’1%. L’inflation Swap 5x5 usato da tutti gli operatori di mercato come aspettative di inflazione tra 5 anni per 5 anni è risalito all’1,6% dall’1,25% di questa estate. Si tratta dei livelli più elevati da Gennaio 2015.



Per quanto riguarda lo Spread tra btp e bund si può notare come il livello attuale sia il massimo dal 2014 e sia tornato sui livelli pre-crisi 2011 quando sfiorò i 200 bps. I 200 bps rimangono un livello di guardia estremamente significativo che qualora venisse violato a seguito di un risultato avverso del referendum (vittoria del no?) ed accolto negativamente dal mercato potrebbe innescare una serie di stop loss per portarlo in area 250bps. Considerando che la Bce è molto attenta sul tema e che si tiene pronta a scendere in campo con qualsiasi strumento per mantenere la stabilità del sistema ed evitare una crisi sistemica (parole di Constancio) mi sembra difficile che possa essere valicato tale livello. Al contrario è ipotizzabile che il mercato si sia già orientato su un esito negativo del referendum e che, di conseguenza, lo spread possa tornare in area 150bps nelle prossime settimane qualsiasi sia l'esito del referendum. In tal senso basta pensare a cosa è accaduto nei giorni post referendum Brexit con lo spread che era rientrato rapidamente ad un livello normale di 130bps.  Ad ogni modo, dato lo scenario complessivo sui tassi ed il mutato atteggiamento della Fed, la fase di relativa tranquillità che ha vissuto lo spread negli ultimi 2 anni (spread tra 88bps e 150bps) sembra alle spalle e dovremo abituarci probabilmente ad un nuovo regime di volatilità. 




Per concludere, prima di Natale dovremo seguire con molta attenzione questi eventi…perché il 2016 non è ancora finito e tante cose possono accadere: 
1) 30 Novembre   ( Riunione Opec) 
2) 4 Dicembre (Referendum Costituzionale Italiano) 
3) 4 Dicembre ( Elezioni presidenziali austriache)
4) 5-8 Dicembre ( Corte suprema Britannica si riunisce per valutare art.50 su Brexit)
5) 8 Dicembre ( Meeting BCE in cui potrebbe esserci estensione del quantitative easing) 
6) 14 Dicembre ( Meeting Fed in cui la Yellen dovrebbe alzare i tassi di 25 bps) 

lunedì 11 luglio 2016

Situazione dei crediti deteriorati delle banche italiane

La situazione delle principali banche italiane ( fonte La Stampa) 



In dettaglio la situazione della Banca Monte Paschi di Siena ( Fonte il Sole 24 ore) 


giovedì 7 luglio 2016

Mercati al giro di boa : i primi 6 mesi del 2016 da dimenticare quasi per tutti.


Aggiornamento dai mercati di questo pazzo 2016. I primi 6 mesi sono stati caratterizzati da numerose oscillazioni del comparto azionario e probabilmente la volatilità del mercato rimarrà ancora alta per almeno altri 6 mesi. 
Al giro di boa il bilancio è abbastanza negativo per quasi tutti i listini a livello mondiale esclusa l'America che si trova con l'indice SP500 ad appena 1,5% dai massimi storici. Situazione ben più drammatica per i listini europei con cali compresi tra il 10% per il Cac 40 francese ed il -28% per il listino italiano Ftsemib penalizzato particolarmente dal tracollo del settore bancario. A sorpresa l'indice migliore al mondo è quello Brasiliano che dopo un inizio molto negativo si trova a +19% Ytd con un recupero di quasi il 40% dai minimi di gennnaio. A ciò va aggiunta anche la rivalutazione del Real brasiliano che porta il bilancio di un eventuale investitore estero su dei rendimenti da capogiro. 
Ad esempio chi avesse acquistato questo etf (BRA IM equity) scommettendo sulle olimpiadi di RIO con un pizzico di follia sui minimi di gennaio in questo momento starebbe guadagnando oltre il 70%. 


Oltreoceano si segnala il calo del listino giapponese superiore al 20%. Tornando ai listini europei si può notare una decisa overperformance del listino francese (-11,9%) e tedesco (-12,5%) rispetto a quello europeo (eurostoxx 50 -15,4% ) e una sottoperformance del listino italiano di oltre 15% rispetto a quello tedesco. 

La cosa più interessante da segnalare è l'esplosione della volatilità negli ultimi 20 giorni. Il listino italiano si conferma un campo minato con la volatilità più alta pari al 62,9% annualizzata ma anche quello europeo ha registrato valori eccezzionalmente elevati  (44,5%). 

Analizzando i vari settori dello Stoxx50 emerge una netta distinsione tra i comparti più difensivi e quelli tradizionalmente più ciclici. Il peggior settore è stato ovviamente quello bancario con un -38%, seguito dal settore assicurativo (-30%) e dal settore auto (-27%). Bene invece il settore delle Basic (+3,5%), quello dell'Oil (+1,6%) e dei Personal & Hausehold Googs (+3,1%) 




Per quanto riguarda le altre asset i primi mesi di questo 2016 passeranno alla storia per il comparto dei titoli governativi con performance significativamente positive. 



Proprio ieri il bund decennale ha toccato i -0,20% di rendimento mentre i titoli decennali giapponesi stamane sono scambiati a -0,27%. 

Positivi anche gli altri comparti legati all'andamento dei tassi di interesse che registrano performance positive ad esclusione degli Additional Tier 1 che registrano un calo vicino al 7%. 



Infine osserviamo il drastico calo dei tassi Swap registrato in questi primi 6 mesi dell'anno. Significativo il fatto che anche il 7 anni è passato in territorio negativo mentre il 30y si è letteralmente dimezzato passando da 1,61% di inizio anno allo 0,73% attuale! 


Vedremo cosa accadrà nella seconda parte dell'anno ma difficile pensare ad una fase di tranquillità dopo quanto successo nei primi mesi considerando soprattutto che ci saranno le elezioni politiche in America  (8 novembre) e che sono ancora numerosi i problemi da risolvere in europa (Banche Europee,Crescita anemica/ Rischi di una nuova recessione, Brexit, Referendum in Italia..etc etc). 

martedì 5 luglio 2016

In questo mondo di tassi.... zero e sottozero!


Aggiornamento last minute sull'evoluzione dei tassi di interesse a livello globale. L'ammontare complessivo di titoli a rendimento negativo ha superato gli 11,7 Trilioni di dollari. In altre parole oltre il 30% dell'ammontare complessivo di titoli di stato a livello globale offre rendimento negativo. In altre parole si perdono soldi mantenendo tali titoli fino a scadenza. 
Osservando l'immagine sovrastante si può notare come tutti i titoli a 2 anni dell'area euro siano a rendimento negativo ( escluso Portogallo e Grecia). Il record spetta però alla svizzera con il 2 anni che è arrivato a -1,03%! Notevole anche il 2 anni tedesco che rende un incredibile -0,67%. Allungando l'orizzonte temporale di investimento a 10 anni le cose non cambiano più di tanto. 



Il decennale tedesco ha raggiunto nuovi minimi assoluti ovvero -0,16% e anche il 15 anni tedesco è a rendimento negativo (-0,09%). In Giappone siamo a livelli ancora più bassi con il 10 anni sceso a -0,25% mentre il decennale svizzero è a -0,61%. La razionalità di un investimento a 10 anni in titoli di stato della Svizzera non so quale sia per un investitore domestico (ai tassi attuali si perderebbe oltre il 6% cumulato in 10 anni!). Va segnalato il movimento pazzesco del decennale inglese passato da 1,40% pre-referendum allo 0,79% attuale. 



Allungando ulteriormente la scadenza dei titoli di stato a 30 anni finalmente spuntano dei rendimenti positivi, esclusa la svizzera come al solito (-0,10%) . 
In questo caso il 30y giapponese offre ben lo 0,06%, quello tedesco lo 0,36% e quello americano il 2,15%. Mai nella storia sono stati toccati dei rendimenti così bassi sia su scadenze brevi che su quelle più lunghe. 
Il motivo di questa corsa al ribasso dei rendimenti a livello globale è da ricercarsi fondamentalmente in 4 aspetti:
1) politiche monetarie ultraespansive da parte di tutte le banche centrali del mondo ( esclusa la Fed che cmq ha bloccato il proprio ciclo di rialzo dei tassi dopo il balzello di 25 bps di dicembre 2015) 
2) Timori recessivi a livello globale con l'economia americana in deciso rallentamento, forte riduzione della crescita Cinese ed un economia Europea che non riesce a riprendersi dalla crisi del 2008-2009 sia a livello industriale che a livello politico. La Brexit ha ulteriormente appesantito lo scenario economico e le ultime valutazioni ed analisi parlano di una minor crescita per l'area euro di uno 0,8% di Pil sia per il 2017 che per il 2018. 
3) Deflazione. I prezzi a livello mondiale delle materie prime sono in caduta libera, in particolare per ciò che riguarda il settore energy e il settore del grano con nuovi minimi aggiornati ormai ogni giorno. L'evoluzione tecnologica amplifica gli effetti deflazionistici con i consumatori sempre più attenti ai prezzi e riduce i margini di profitto delle aziende anche in altri settori. ( Le famose spinte deflazionistiche di cui parlò Draghi alcuni mesi fa'). 
4) Tracollo delle borse europee ed asiatiche da inizio 2016 


L'evoluzione delle quotazioni azionarie da inizio dell'anno è estremamente negativo per le borse europee. In tal contesto l'indice italiano è stato il peggiore con un -25,6% ad oggi penalizzato dal crollo totale delle banche ( molte accusano perdite vicine al 70% da inizio anno). L'indice europeo Eurostoxx accusa un calo del 14% quasi da inizio anno mentre il Nikkei giapponese perde il 17,6%. Il crollo dei mercati azionari ha creato il classico Fly to quality spingendo gli investitori ad acquistare titoli di stato di alta qualità creditizia ( Esempio Tedeschi e Francesi) spingendo appunto i rendimenti di tali asset class su valori negativi. 

venerdì 1 luglio 2016

S&P taglia il rating dell'Unione Europea post BREXIT


L'agenzia di rating Standard & Poor's ha tagliato il rating dell'Unione Europea a seguito del Referendum brittanico che ha visto vittorioso il fronte BREXIT. La valutazione di lungo termine dell’Unione europea e’ passata ad “AA” dal precedente “AA+”.

Il giudizio di breve “A-1+” è stato confermato e l’outlook è stabile.

La decisione segue quella annunciata pochi giorni fa in cui la Gran BRETAGNA era stata declassata da "AAA" ad "AA". 

L'agenzia specifica che a seguito della decisione dell’elettorato britannico di lasciare l’Unione Europea “abbiamo rivisto la nostra valutazione sul grado di coesione all’interno dell’UE, che, da essere un elemento positivo, ora è considerato un fattore neutrale”. 

L’uscita della Gran Bretagna finirà inevitabilmente per rendere più difficili i prossimi negoziati sul bilancio dell'UE, indebolendo la sua flessibilità di bilancio e introducendo incertezza sulle stime di bilancio. 

Il team di analisti ritiene che le previsioni sulle entrate, la pianificazione di lungo termine a livello patrimoniale e gli aggiustamenti sui buffer finanziari nell’Unione europea siano ora soggetti a una maggiore dose di incertezza.

L’outlook è stabile. “Riteniamo che in diversi scenari, inclusa la mancata conformità del Regno Unito a impegni di bilancio futuri, le nostre valutazioni resteranno ancorate ai livello attuale”. Inoltre l'outlook stabile riflette l'idea che nessun altro stato lascerà l'Unione Europea e che i 27 paesi restanti confermeranno il loro appoggio all'UE e ai suoi programmi di spesa. 

Secondo alcuni analisti l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea avrà un peso tra lo 0,3% e lo 0,5% in meno sul Pil dell'Eurozona sia per il 2016 che per il 2017. 

Pochi minuti fa il centro studi di Confindustria ha quasi dimezzato le stime di crescita del Pil italiano, che crescerà dello 0,8% nel 2016 e dello 0,6% nel 2017. Rispetto alle stime diffuse a dicembre si tratta di un taglio considerevole: il Pil 2016 era previsto crescere dell'1,4% e il Pil 2017 dell'1,3%. ...




venerdì 10 giugno 2016

Il bund vola ai nuovi minimi assoluti


Il bund raggiunge i nuovi minimi assoluti di rendimento. Siamo allo 0,02% per il decennale! si avete capito bene bisogna investire a 10 anni per ottenere indietro un rendimento leggermente positivo.  L'intera curva tedesca è ormai in territorio negativo con tassi fortemente negativi (tra -0,6% e -0,42%) sulle scadenze fino a 5 anni. Bello investire in titoli tedeschi a 5 anni sapendo di perderci complessivamente un 2% mantenendo questi titoli fino a scadenza. Quasi l'85% dell'ammontare complessivo di titoli tedeschi offre un rendimento negativo. A livello europeo quasi il 48% dei titoli di stato offre rendimenti negativi! 


A livello mondiale ci sono altri paesi che sono messi anche peggio. Il 10 anni svizzero rende -0,46%, quello giapponese -0,14% stamane. 
Per la prima volta nella storia ci sono oltre 10.000 Miliardi di dollari a livello globale ( cioè 10 Trilioni ma con tutti questi 0 ci si confonde) di titoli di stato a rendimento negativo. Il famoso investitore Bill Gross ha detto che un giorno questa supernova esploderà...e come dargli torto. 

Le banche centrali hanno distorto totalmente il mercato e la razionalità degli investitori è ormai venuta meno.... Che senso ha acquistare titoli di stato a rendimenti negativi???? 

In tutto ciò anche le borse non se la passano benissimo. I tassi negativi stanno uccidendo il sistema bancario europeo e i listini vacillano vistosamente. Da inizio anno solamente il listino americano è in positivo con un +3% mentre il listino europeo Eurostoxx perde quasi il 10% e l'Italia è il fanalino di Europa con un meno 19%.  Nelle prossime settimane ci saranno eventi piuttosto importanti ( referendum su Brexit, Possibile rialzo dei tassi da parte della Fed, Elezioni in Spagna) se questo è l'inizio preparatevi ad una estate rovente! 



martedì 5 aprile 2016

Il Bund decennale rende lo 0,09%


Il bund decennale tocca dei nuovi minimi assoluti. Attualmente gira allo 0,09% mentre rimangono stabili o in leggera crescita gli spread con gli altri paesi. Impressiona il fatto che per trovare un rendimento positivo sulla curva tedesca bisogna spingersi a 10 anni. Il titolo tedesco a 9 anni oggi è infatti sceso in territorio negativo a -0,03%. Va sottolineato che questo titolo l'anno scorso sui minimi assoluti di aprile toccò lo 0,05% prima di iniziare una fase estremamente volatile che lo portò nel giro di pochi mesi all'1%. 

venerdì 18 marzo 2016

Un Mondo di tassi negativi


Considerati i livelli odierni possiamo affermare che nel mondo abbiamo superato i 7 triliardi di dollari di titoli di stato che hanno un rendimento negativo. Impressionante è il grafico sovrastante che mostra questa enorme escalation di titoli a rendimenti negativi nel mondo negli ultimi 12 mesi. Dove finiremo? C'è ancora razionalità da parte degli investitori nell'acquistare titoli a rendimenti negativi? 

giovedì 25 febbraio 2016

Pericolo Deflazione in Europa in attesa di Draghi


Quest'oggi sono stati rilasciati gli ultimi dati disponibili sull'Inflazione in Europa. Nell'ultimo anno i prezzi sono saliti in europa in media dello 0,3%. Il dato relativo all'ultimo mese è stato a dir poco negativo con un -1,4%
Il dato appare alquanto omogeneo in tutta Europa per quanto l'inflazione Core rimanga su livelli leggermente più elevati +1% Y/Y
Se osserviamo un grafico mensile  dell'inflazione europea emerge un dato piuttosto sconfortante. Sono passati 3 anni (gennaio 2013) da quando l'inflazione europea era sul target fissato dalla Banca Centrale Europea (2%). Se consideriamo che è passato quasi un anno dall'avvio del programma di acquisto di titoli di stato da parte della BCE (Quantitative Easing) ad un ritmo di 60 MLD di euro al mese, possiamo dire che la credibilità della banca centrale è messa in discussione


Sebbene la bassa inflazione e per certi versi la Deflazione possano avere alcuni risvolti positivi per il consumatore (maggior potere di acquisto) complessivamente gli aspetti negativi sono ben superiori. 
La deflazione provoca una compressione del mark-up sul prezzo finale dei beni venduti dalle imprese e di conseguenza provoca meno liquidità e minor profitti per le aziende. Minor profitti provocano inevitabilmente meno produzione complessiva e probabilmente qualche licenziamento per eccesso di capacità produttiva. Questo provoca un aumento inevitabile del tasso di disoccupazione e le persone che rimangono senza lavoro saranno costrette a ridurre le proprie spese, il proprio tenore di vita ed i propri consumi. Ciò provoca un calo della domanda di beni e servizi a livello aggregato e porta ad un nuovo eccesso di produzione che si traduce in una deflazione che si autoalimenta. Deflazione che in questo caso porta anche ad un tracollo della crescita economica e facilmente intuibile ad una Recessione continua finchè il mercato non trova un nuovo punto di equilibrio. La deflazione blocca oltretutto lo spirito imprenditoriale e gli investimenti in quanto il semplice calo dei prezzi delle merci prodotte 2 mesi fa riduce e in molti casi azzera il guadagno sul magazzino dei beni prodotti. 



Ancora più preoccupante è la dinamica dell'Inflation Swap  Forward 5x5 Y. Questo indice esprime le aspettative di inflazione a 5 anni da parte del mercato fra 5 anni. Quest'oggi siamo scesi su nuovi minimi assoluti ( al di sotto dell'1,4%) contro 1,8% registrato a inizio Dicembre 2015. 



A questo punto la Banca Centrale Europea si trova davanti a un nuovo e difficile compito: 1) agire in modo molto massiccio nella prossima riunione del 10 Marzo con questi strumenti in modo da far risalire le aspettative di inflazione nei prossimi anni
- tagliando il tasso sui depositi di 20bps portandolo a -0,50%
- riducendo il tasso ufficiale di riferimento di 10bps e portandolo in territorio negativo a -0,05% ( oggi è a 0,05%) seguendo la banca centrale giapponese che ha portato i tassi a -0,1%
- aumentare la portata del quantitative easing di 20 MLD al mese ( da 60 a 80 mld al mese) 
- aumentare la duration media dei titoli acquistati nell'ambito del quantitative easing. 
- estendere ad altre tipologie di strumenti finanziari gli acquisti ( corporate bond di alto livello di merito creditizio) 

Qualora non agisse in tal senso le aspettative di mercato verrebbero abbassate significativamente e a quel punto anche la credibilità stessa della BCE verrebbe meno e questo porterebbe inevitabilmente a nuove tensioni finanziarie sui mercati azionari e non. 

Oltretutto in alcuni paesi la deflazione è già un problema (ad esempio in Spagna siamo a -0,5% y/y) e questo potrebbe mettere in discussione anche la sostenibilità dei paesi con un elevato debito pubblico. Il debito pubblico italiano ad esempio è a fine 2015 pari a 2169,9 Miliardi di euro ed è pari al 132,8% circa del Pil italiano. Un inflazione stabile al 2- 3% annuo rende molto più sostenibile un debito del genere perchè il Pil nominale si rivaluta.  



giovedì 18 febbraio 2016

Riviste al ribasso le aspettative di crescita mondiale sia da parte dell'OCSE sia da parte di Moody's



Questa mattina sono state pubblicate le nuove previsioni dell'Ocse sulla crescita economica nel mondo. Puntualmente sono state riviste al ribasso sia a livello mondiale (-0,3%) sia per l'area euro (-0,4%). Molto marcata la revisione al ribasso rispetto a novembre per l'Italia (-0,4%) che nel 2016 dovrebbe salire a questo punto dell'1% e dell' 1.4% nel 2017. In basso la tabella con il nuovo outlook per i vari paesi. Inutile sottolineare la drammatica recessione del Brasile ( che proprio ieri sera è stato downgradato da Standard & poor's a BB da BB+ con outlook negativo) che dovrebbe accusare un calo del 4% nel 2016. 

Anche Moody's in un report pubblicato ieri ha espresso le sue preoccupazioni sulla crescita globale specificando che la crescita dovrebbe assestarsi attorno al 2,6% per il 2016 e al 2,9% per il 2017. In basso la tabella con i vari paesi


Fonte: Moody's