Bear Market 2016 ….again
Il primo mese di questo 2016 è
stato indubbiamente uno dei peggiori mesi della storia dei mercati finanziari.
Il Bear Market ha avuto la meglio e gli investitori hanno fatto più o meno
tutti la fine di Di Caprio nell’ultimo film (Revenant) .
La situazione va analizzata su
più fronti cercando di interpretare al meglio la possibile evoluzione futura da
questi livelli.
1) I
mercati negli ultimi 5 anni sono stati drogati/tranquillizzati dalla politica
monetaria ultra-espansiva delle banche
centrali di tutto il mondo. A parte la Fed tutte le altre banche centrali
mondiali continuano ad assumere un atteggiamento molto flessibile ed espansivo
per sostenere i mercati. Va sottolineato che la scorsa settimana la Banca
Centrale Giapponese ha portato il tasso ufficiale di riferimento in territorio
negativo a -0,1%. A seguito di questa manovra a livello mondiale si è raggiunta
la cifra record di 5.500 Miliardi di dollari di titoli di stato in territorio
con rendimento negativo, e tale cifra è probabilmente destinata ad aumentare
nei prossimi mesi quando anche la BCE adotterà ulteriori manovre espansive.
La prima domanda che viene
spontanea porsi è : “ha senso per un investitore investire in titoli a rendimento negativo?” La risposta
banale sarebbe no ma la realtà e che c’è talmente tanta paura di perdere
ingenti quantità di soldi a causa della fortissima volatilità che caratterizza
i mercati che si investe quel capitale in titoli sicuri a rendimenti
leggermente negativi (come se fosse un assicurazione). Contemporaneamente la
liquidità del sistema finanziario non è bassa anzi denota un immobilismo
preoccupante tra gli investitori come nella crisi del debito sovrano in Europa
tra e 2011 e 2012.
Il grafico sottostante mostra
l’excess liquidity dell’Eurozona e come si può notare negli ultimi mesi c’è
stato un nuovo picco simile a quello registrato a giugno 2012.
Siamo ormai in un nuovo mondo
quello definito ZIRP (Zero interest-rate policy) e in alcuni casi anche sotto zero
(Svizzera e Germania).
I titoli di stato tedeschi sono
scesi a nuovi minimi assoluti sulle scadenze fino a 7 anni. Impressionante
pensare che un titolo a 5 anni renda -0,24% all’anno, mentre per trovare un
rendimento positivo bisogna allungarsi a titoli che scadono nel 2024. Un
decennale rende appena lo 0,29%. A fianco i rendimenti euribor su varie
scadenze. Va segnalato che l’euribor a 3 mesi a cui sono legati molti mutui è
in territorio negativo (-0,16%). Gli Euroswap sono tutti negativi fino a 4 anni
(-0,05%)
Questi tassi esprimono un concetto molto semplice: nei prossimi anni
non ci sarà inflazione e anzi c’è un concreto rischio di deflazione o di
perdita di valore da altri asset finanziari/reali altrimenti tutto ciò non
sarebbe coerente. La storia ci insegna che il mercato ha sempre ragione e
conosce ragioni che la ragione non concepisce.
Difficile comunque immaginare che le banche centrali adottino
politiche monetarie restrittive nei prossimi 12 mesi dato lo scenario
macroeconomico mondiale attuale che sembra impostato verso una
stagnazione/rallentamento economico.
) 2) Crisi Cinese: Il tracollo della Borsa
cinese appare giunto ad un livello significativo almeno da un punto di vista
grafico visto che sono stati raggiunti i livelli di fine 2014 e le quotazioni
sembrano aver trovato un debole supporto in area 2620 punti dove transita la
media mobile a 200 settimane.
In un contesto di
stabilizzazione economica e di dati macro coerenti con le aspettative di
crescita della Cina le quotazioni dovrebbero assestarsi attorno a questi
livelli. Qualora dovessimo invece trovarci davanti ad un violento rallentamento
economico/recessione le quotazioni potrebbero anche tornare in area 2000 punti
sui valori minimi del 2013.
1 3) Petrolio e Materie Prime: Le quotazioni
continuano a rimanere su valori estremamente bassi (30$), attorno ai minimi
registrati durante la crisi 2008-2009. Di per se non è un elemento negativo per
la crescita economica europea anzi visto che in tal modo risparmiamo miliari di
euro ogni anno da poter spendere in attività produttive ed in consumi ma i
rischi a livello globale di qualche default di big player del comparto
petrolifero e di conseguenza di qualche grande banca a livello mondiale possono
rappresentare un concreto pericolo per l’economia mondiale.
1 4) Rischi di deflazione. Gli ultimi dati
disponibili parlano di un inflazione ancora molto anemica in europa e i rischi
di avere ulteriori rallentamenti nei prossimi mesi appaiono evidenti anche
dalle parole di Draghi e degli altri esponenti della BCE. Il forward swap 5x5 europeo ha toccato
nuovamente 1,5% valore minimo che fu toccato a gennaio 2015 quando Draghi
lanciò di fatto il quantitative easing per contrastare il rischio deflattivo. Probabile
in tal senso una manovra significativa da parte della BCE nella prossima
riunione di Marzo.
Da segnalare che anche il 5X5 forward swap americano è
letteralmente crollato nelle ultime settimane passando da 2,70% di dicembre
2015 al 2,29% attuale valore già toccato a Gennaio 2015. Anche in questo caso
le aspettative di inflazione in America sono molto più basse di 1 mese fa .
1
5) Crescita degli utili e crescita economica.
Negli ultimi mesi del 2015 la crescita economica a livello globale sembra
essere in deciso rallentamento. Nei prossimi mesi avremo i dati ufficiali ma di
certo gli ultimi dati macroeconomici hanno segnalato un rallentamento dei vari
indici predittori del tessuto economico sia in Europa sia in Cina che in
America.
1 6) Tensioni
quasi alle stelle sui mercati finanziari:
Da inizio 2016 tutti i mercati azionari mondiali sono in territorio
negativo con performance che in molti casi superano il 10%. Da segnalare che il
momento magico dell’Italia sembra essersi interrotto a fine 2015. Infatti a
livello europeo è il peggior listino di questo 2016 con una perdita del 17%. Ad
appesantire il listino italiano sono state principalmente le banche che hanno
accusato una perdita del 26,3% (indice It8300 delle banche italiane).
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