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venerdì 30 gennaio 2015

Piccoli germogli di ripresa crescono


Dopo quasi 4 anni il 2015 dovrebbe essere finalmente l'anno della ripresa economica per l'ITALIA. La crisi, iniziata ormai ben 7 anni fa ha lasciato il segno e la tabella sottostante mostra l'andamento del PIL Reale italiano a partire dal 1994. A fine 2014 le ultime stime parlano di un calo del Prodotto Interno Lordo dello 0,5%. In altri termini il valore del PIL reale a fine 2014 dovrebbe aggirarsi attorno ai 1358 Miliardi di euro. 
Partendo dai valori di fine 2007, il PIL italiano dovrebbe accusare  a fine 2014 un calo vicino ai 135 Miliardi di euro, pari a un tracollo cumulato superiore al 9%. In valori assoluti significa che per trovare un valore simile bisogna tornare al lontano 2000, ovvero 15 anni fa!  


Questo appare evidente nel grafico sottostante che mostra come  il Pil reale trimestrale sia tornato ai valori registrati nel primo trimestre del 2000.







Il 2015 sarà finalmente l'anno della ripresa in Italia per 3 fattori che cambieranno finalmente la tendenza in atto: 

1) Calo del prezzo del petrolio e delle materie prime. (Impatto stimato +0,6%)

2) Indebolimento dell'Euro (Impatto Stimato +0,8%)

3) Lancio del Quantitative Easing da parte di Draghi (Impatto Stimato +0,4%)


1)  A partire dallo scorso Luglio il prezzo del Crude Oil è sceso di oltre il 55% tornando su valori che non si registravano da oltre 5 anni. L'indice CRB delle varie materie prime è sceso da 310 al valore attuale di 212 nel giro di 6 mesi.




Ipotizzando una fase di stabilizzazione del prezzo del Petrolio nel 2015 e nel 2016 attorno ai 45 dollari al barile possiamo stimare un grande beneficio per una riduzione degli imput cost delle varie aziende e un forte risparmio dei consumatori per i propri spostamenti. Tutto ciò dovrebbe innescare una maggior crescita per l'Italia dello 0,6% del PIL sul 2015 e dell'1,1% sul 2016. (fonte Confindustria). 

2) L'indebolimento dell'Euro sia nei confronti del Dollaro ( da 1,35 a 1,13 attuale ) ma anche nei confronti del Franco Svizzero (da 1,20 a 1,04) e della Sterlina Inglese (da 0,82 a 0,75) avrà un impatto molto forte sulle esportazioni Italiane poichè in relativo saranno molto più competitive a livello internazionale. 

In questi anni di crisi l'unica componente del Pil che è riuscita ad arginare il tracollo economico che ha colpito il paese, sono state proprio le esportazioni che sono vicine ai massimi storici. Le esportazioni Italiane nel 2013 sono state pari a 437,111 Miliardi di euro che valgono circa il 28% del PIL complessivo.  


Dal grafico sottostante si possono vedere i flussi delle esportazioni italiane verso gli altri paesi. Risulta evidente come i principali patner commerciali fanno parte dell'area euro (Germania e Francia in particolare). 




Secondo quanto riporta l'Istat,  nella tabella sottostante le esportazione Extra Eu dell'Italia nel 2014 sono state pari a 180,278 Miliardi di euro che valgono circa il 12% del Pil italiano. Ipotizzando una crescita del 7% di queste esportazioni derivante dalla maggior competità in termini di prezzo all'estero dovremmo ottenere un +0,8% di Pil sul 2015.  



 3) 
La BCE ha varato acquisti di titoli pubblici e privati emessi nell’area Euro per un totale di 1.140 miliardi di euro, al ritmo di 60 miliardi al mese per 19 mesi (marzo 2015-settembre 2016). Secondo il centro studi di Confindustria l’impatto sui tassi di interesse di tale Quantitative Easing (QE) sulla base dell’esperienza delle analoghe operazioni realizzate dalla FED negli USA durante gli ultimi anni sarà di circa 110 bps. Il quantitative easing ha come obiettivo principale di diminuire i  rendimenti a medio-lungo termine, che maggiormente influenzano le decisioni di spesa di famiglie e imprese, perché sostiene la domanda di titoli e quindi ne alza i prezzi.
- Gli effetti principali di questa manovra saranno in primis di rendere più conveniente per le imprese e per i privati accedere al credito a tassi più convenienti sia per il calo dello spread sia per la diminuzione assoluta dei rendimenti. (Confindustria stima 3,2 miliardi di risparmi di interessi) . 
- Il secondo effetto sarà quello di ridurre in modo significativo la spesa annuale per interessi dello Stato Italiano
 Nel Def di settembre il governo aveva stimato una spesa annua per interessi passivi tra i 74 ed i 75 miliardi di euro per il 2015. Tale valore era stimato all'incirca anche per il 2016-2017. 



Dalla tabella sottostante si può notare che la vita residua media del debito pubblico italiano è a fine 2014 di 6,38 anni.  


Dalle tabelle seguenti si può notare il netto calo del costo medio delle emissioni dei titoli di stato negli ultimi anni. Nel 2011 il costo medio delle nuove emissioni era stato pari al 3,61%, nel 2012 al 3,11%, nel 2013 al 2,08% e nel 2014 all'1,35%. 








Il grafico sottostante mostra la dinamica crescente del debito pubblico italiano crescita negli ultimi anni ( 2160 Miliardi di euro). 


Ipotizzando che il debito possa stabilizzarsi su questi livelli nel corso del 2015 attorno ai 2200 miliardi di euro e che il costo complessivo del debito possa aggirarsi attorno al 3% (stima molto prudenziale considerando che ci sarà il quantitative easing a supporto), a fine 2015 la voce interessi passivi dovrebbe scendere a 66 Miliardi di euro (8 miliardi in meno all'anno rispetto a quanto previsto nel DEF). Questi soldi potrebbero essere utilizzati dal governo per rilanciare i consumi privati dei cittadini che potrebbe portare ad un ulteriore  +0,4% sul PIL italiano per il 2015. 

Considerando l'effetto trascinamento negativo dell'ultimo trimestre negativo del PIL 2014, il primo trimestre 2015 potrebbe esssere meno brillante dei successivi trimestri. 
In conclusione, analizzando le varie dinamiche dei vari fattori, il PIL italiano nel 2015 dovrebbe assestarsi in una forchetta tra il +1,5% e il +2% a seconda dell'evoluzione dello scenario macroeconomico mondiale e in base alla possibile fluttuazione dei tassi di cambio e dell'andamento dei tassi di interesse. 

Il dato odierno sul tasso di disoccupazione in Italia a dicembre sceso a sorpresa dal 13,5% al 12,9% attuale  potrebbe essere il segnale di questa ripresa che sembra finalmente in arrivo dopo lunghi anni di buio. 

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