Il 2015 sui mercati finanziari
Il 2015 sui mercati finanziari
sarà ricordato come un anno mediamente positivo nonostante i numerosi eventi che
hanno portato ad una spiccata volatilità che ha contraddistinto quasi tutti i
mercati.
Il primo evento destabilizzante è
stato il 15 gennaio 2015 quando la
Banca Centrale Svizzera (BNS) ha
sorpreso i mercati ha rimosso il Peg
nei confronti dell’Euro (fissato precedentemente a 1,20 CHF) ed ha abbassato il
tasso sui depositi a -0,75% dal precedente -0,25%. Le
reazioni sui mercati sono state molto violente con un immediato apprezzamento
del Franco Svizzero di quasi il 30% in poche ore e una spiccata volatilità sui
mercati azionari e dei cambi. Sul fronte tasso la mossa della BNS ha aperto la
strada anche ad altre banche centrali sperimentando in prima persona un tasso
sui depositi fortemente negativo ha dato il via ad una nuova epoca di
allentamento monetario.
Appena una settimana dopo, il 22
Gennaio 2015, la Banca Centrale Europea annuncia il “Quantitative Easing” un piano di acquisto di titoli governativi da
60 Miliardi di euro al mese a partire da Marzo 2015 per 19 mesi per complessivi
1140 MLD di euro.
Nei mesi successivi il mercato registra
un vero e proprio rally trascinati
dai mercati azionari che salgono di oltre il 15% mentre sul lato dei titoli
governativi si toccano dei rendimenti mai visti in precedenza (bund decennale
allo 0,05% bund trentennale allo 0,45%, BTP decennale all’1%,e BTP trentennale
sotto 1,90%) . Sul mercato dei cambi
l’euro contro il dollaro passa da 1,20 di fine 2014 a 1,05 a metà marzo.
Il 15 aprile 2015 durante la conferenza stampa una manifestante sale sul
tavolo da dove sta parlando Draghi gettandogli addosso dei coriandoli e
protestando contro la dittatura della BCE. Durante la conferenza stampa Draghi
appare molto fiducioso sugli effetti del piano di quantitative easing riguardo
all’andamento dell’inflazione e destabilizza i mercati che da quel giorno
iniziano una corposa correzione.
Nelle settimane successive i titoli governativi subiscono un
violentissimo incremento di volatilità che porta ad un vero e proprio tracrollo delle quotazioni (Bund
decennale torna all’1% di rendimento e i titoli trentennali subiscono perdite
vicino al 30% dai massimi di periodo) mentre il petrolio recupera quota 60
dollari a barile.
Ad inizio estate è stata la
Grecia a tenere sotto scacco il mondo intero quando non rimborsando il debito
verso il Fondo Monetario Internazionale innesca una nuova ondata di volatilità
che produce sia un calo dell’equity sia un forte ampliamento degli spread
governativi (Btp- Bund passa da 120 bps a 180 bps in poche ore).
In piena estate scoppia il
problema dei mercati emergenti. Il
nuovo calo del petrolio che torna ai
minimi degli ultimi anni sotto i 40 dollari al barile e le prospettive di un
imminente rialzo dei tassi in America preoccupano gli investitori che scappano
dai BRIC. L’indice cinese dopo un incredibile rialzo del 50% da fine 2014 passa
da 5100 punti a 4000 punti nel giro di poche settimane.
Dall’11 Agosto 2015 la Banca Centrale Cinese per arginare il
crollo delle esportazioni cinesi vara a sorpresa una triplice svalutazione
dello Yuan pari complessivamente circa al 4%. Gli effetti sui mercati sono
stati particolarmente destabilizzanti sui vari comparti con violenti crolli sui
mercati azionari. L’indice cinese Shcomp crolla ulteriormente andando nel giro
di due settimane sotto i 3000 punti mentre l’indice Eurostox passa da 3700
punti a 3050 punti registrando uno dei peggiori crolli della storia recente
anche in termini di velocità della discesa della sua storia recente. Dinamica
simile per l’indice Sp500 che registra la peggiore perdita in due giorni degli
ultimi 5 anni.
Quasi contemporaneamente viene fuori lo scandalo sulle emissioni inquinanti dei motori diesel della Volkswagen che trascina al ribasso tutto il comparto auto europeo e innesca una serie di ribassi significativi sul mercato azionario. Il titolo passa da 240 euro a 100 euro nel giro di 3 mesi.
Successivamente nei mesi
autunnali il mercato è tornato costruttivo recuperando gran parte delle perdite
estive. Il continuo calo delle materie prime ed il petrolio costantemente in ribasso
ha invece segmentato notevolmente il mercato con un netto incremento dei
rendimenti degli HY americani tornati su livelli che non si registravano da
anni.
Anche il mese di dicembre è stato
alquanto tumultuoso. Il 4 dicembre Draghi ha portato il limite sul tasso dei
depositi a -0,3% ed allungato ulteriormente il piano di quantitative easing di altri 6 mesi. Il
mercato che scontava un maggior interventismo da parte della BCE ha reagito
male con volatilità marcata sui titoli governativi e sull’equity. L’indice
eurostoxx europeo è sceso di oltre il 10% nelle 2 settimane successive.
L’ultimo evento dell’anno è stato
probabilmente anche quello più significativo con la Fed che dopo 7 anni ha rialzato
i tassi di interesse di 25 bps ( ora nella forchetta 0,25%-0,5%) mettendo
fine alla politica monetaria ultra-espansiva degli ultimi anni.
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