Cadono ormai come mosche le banche americane. Il Fondo di Garanzia dei depositi americani ha aggiornato la propria lista di banche fallite con nuovi 7 ingressi.
Ecco la lista delle new entry :
Da inizio 2010 la lista di banche americane fallite sale cosi a quota 57 mentre sale a 222 il numero degli istituti di credito falliti dall'inizio della crisi nell'ottobre 2008. Destano ancora molte preoccupazioni le 694 banche inserite dal FDIC nella lista di banche in difficoltà con la bellezza di 366,1 miliardi di dollari di asset.
Vi lascio con un piccolo riassunto del passato:
2008: 25 Banche fallite
2009: 140 Banche fallite
2010: 57 Banche Fallite ( fino a oggi)
2009: 140 Banche fallite
2010: 57 Banche Fallite ( fino a oggi)
Anche l'Italia inizia ora ad avere qualche problemino e quest'articolo tratto dal sole 24 ore esprime molto bene le mie preoccupazioni.
La recessione ha colpito il tessuto industriale. Sono molte le imprese, indebitate con le banche, che hanno visto ridurre il loro business. E, con una ripresa abbastanza debole, la possibilità che i soldi vengano restituiti si abbassa. Di qui la previsione, per il prossimo biennio, di molte perdite sui crediti. È questo, in sintesi, il ragionamento alla base del report di Standard & Poor's sugli istituti di credito italiani. Uno studio in cui gli esperti «stimano una perdita sui crediti per il sistema bancario italiano, tra il 2009 e il 2011, di circa 59 miliardi di euro, cioè circa il 3,8% dei prestiti della clientela alla fine del 2008». Questa possibile crescita delle perdite riflette, da un lato, «la velocità e la profondità delle recessione che ha colpito l'Italia nel 2008-2009» e dall'altro una ripresa che sarà debole tra il 2010 e 2011.
L'agenzia di rating, peraltro, sottolinea che data la natura particolare del sistema finanziario italiano, in cui le aziende fanno conto al 90% sulle banche per le loro esigenze di finanziamento affidandosi solo in numero limitato ai mercati dei capitali, la gran parte delle perdite attese nel triennio deriverà proprio dal mondo delle imprese.
In questo ambito appaiono particolarmente a rischio i prestiti concessi alle piccole-medio aziende i cui bilanci sono meno solidi e che spesso sono state fortemente penalizzate dal crollo delle esportazioni verso i tradizionali mercati di sbocco. S&P's osserva come il rapporto fiduciario tra banche e imprese abbia fornito un maggiore grado di flessibilità rispetto al resto d'Europa nel momento della crisi e la facoltà di sospendere i pagamenti sui prestiti rappresenti chiaramente un aiuto nel presente.
Sul fronte del merito di credito c'è da segnalare che S&P's ha tagliato il rating di alcune big del credito: Intesa Sanpaolo e Mediobanca. Per il gruppo guidato da Corrado Passera, l'agenzia di rating abbassa il suo giudizio, sia di corto sia di lungo periodo, dal precedente «AA-/A-1+» al minore «A+/A-1». «Crediamo - si legge nella nota dell'agenzia - che Intesa dovrà affrontare un deteriorameto della sua qualità negli asset», in particolare «a causa della debole ripresa economica italiana». L'outlook, dal canto suo, rimane stabile. «Il livello degli utili e l'adeguata patrimonializzazione, infatti, offrono una sufficiente protezione contro l'instabilità del fragile recupero congiunturale italiano». Rispetto, invece, a Piazzetta Cuccia «nella nostra interpretazione - scrive S&P's - ha un profilo finanziario vulnerabile, a causa della debole crescita dell'Italia. Il 70% dell'esposizione del suo bilancio è concentrata sulla penisola e» sulle famiglie italiane. E visto che la società di rating si «attende una crescita del Pil» tricolore «dello 0,5% nel 2001 e dell'1% nel 2011» anche in questo caso, come per Intesa, la previsione è per un deteriorarsi della qualità degli asset del gruppo. Risultato? «Abbassiamo il credito di controparte, sia di breve sia di lungo periodo, dall'attuale "AA-/A-1" al minore "A+/A-1"». Come nel caso di Intesa, l'outlook rimane stabile: in questo caso la forte capitalizzazione di Mediobanca offre sufficiente protezione agli sbalzi della fragile economia italiana.
Non è mancato il downgrade anche a banche medie, come la Popolare di Vicenza ( da «A-» a «BBB+»), e molti piccoli istituti come la Banca Valsabbina (da «BBB+/Negative/A-2» a «BBB/Stable/A-2»), o di di credito cooperativo come Iccrea ( da «A/Negative/A-1» al minore «A-/Negative/A-2» ). Altri invece non hanno subito il dowgrade, come per esmepio,UniCredit o Monte dei paschi che, però, già nello scorso sercizio avevavo subito un taglio del merito di credito.
L'agenzia di rating, peraltro, sottolinea che data la natura particolare del sistema finanziario italiano, in cui le aziende fanno conto al 90% sulle banche per le loro esigenze di finanziamento affidandosi solo in numero limitato ai mercati dei capitali, la gran parte delle perdite attese nel triennio deriverà proprio dal mondo delle imprese.
In questo ambito appaiono particolarmente a rischio i prestiti concessi alle piccole-medio aziende i cui bilanci sono meno solidi e che spesso sono state fortemente penalizzate dal crollo delle esportazioni verso i tradizionali mercati di sbocco. S&P's osserva come il rapporto fiduciario tra banche e imprese abbia fornito un maggiore grado di flessibilità rispetto al resto d'Europa nel momento della crisi e la facoltà di sospendere i pagamenti sui prestiti rappresenti chiaramente un aiuto nel presente.
Sul fronte del merito di credito c'è da segnalare che S&P's ha tagliato il rating di alcune big del credito: Intesa Sanpaolo e Mediobanca. Per il gruppo guidato da Corrado Passera, l'agenzia di rating abbassa il suo giudizio, sia di corto sia di lungo periodo, dal precedente «AA-/A-1+» al minore «A+/A-1». «Crediamo - si legge nella nota dell'agenzia - che Intesa dovrà affrontare un deteriorameto della sua qualità negli asset», in particolare «a causa della debole ripresa economica italiana». L'outlook, dal canto suo, rimane stabile. «Il livello degli utili e l'adeguata patrimonializzazione, infatti, offrono una sufficiente protezione contro l'instabilità del fragile recupero congiunturale italiano». Rispetto, invece, a Piazzetta Cuccia «nella nostra interpretazione - scrive S&P's - ha un profilo finanziario vulnerabile, a causa della debole crescita dell'Italia. Il 70% dell'esposizione del suo bilancio è concentrata sulla penisola e» sulle famiglie italiane. E visto che la società di rating si «attende una crescita del Pil» tricolore «dello 0,5% nel 2001 e dell'1% nel 2011» anche in questo caso, come per Intesa, la previsione è per un deteriorarsi della qualità degli asset del gruppo. Risultato? «Abbassiamo il credito di controparte, sia di breve sia di lungo periodo, dall'attuale "AA-/A-1" al minore "A+/A-1"». Come nel caso di Intesa, l'outlook rimane stabile: in questo caso la forte capitalizzazione di Mediobanca offre sufficiente protezione agli sbalzi della fragile economia italiana.
Non è mancato il downgrade anche a banche medie, come la Popolare di Vicenza ( da «A-» a «BBB+»), e molti piccoli istituti come la Banca Valsabbina (da «BBB+/Negative/A-2» a «BBB/Stable/A-2»), o di di credito cooperativo come Iccrea ( da «A/Negative/A-1» al minore «A-/Negative/A-2» ). Altri invece non hanno subito il dowgrade, come per esmepio,UniCredit o Monte dei paschi che, però, già nello scorso sercizio avevavo subito un taglio del merito di credito.
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