La settimana appena trascorsa sui mercati finanziari è stata a dir poco turbolenta. A scatenare il panico su molte piazze finanziarie europee è stata la situazione libica che ha provocato un'impennata nei prezzi del petrolio fino a 120 dollari al barile per il Brent e fino a 104 dollari per il Crude oil newyorkese ( segui il prezzo del petrolio da commodity).
Poche ore fa si è verificato un'attentato terroristico da parte di Al Qaeda in Iran. Tre linee di produzione della più grande raffineria del paese, nella città di Baiji, nel nord del paese sono state distrutte in questo attentato, bloccando la produzione di oltre 150.000 barili di petrolio al giorno. A riportarlo è la tv di stato dell'Iraq.
Come riporta Wall Street Italia, l'attacco e' avvenuto alle 4:30am da parte di un gruppo di uomini addestrati che hanno colpito l'obiettivo con rapidita'. La pattuglia terrorista, secondo le prime informazioni, ha piazzato in totale 8 bombe tra l'esterno e l'interno dell'impianto dopo aver ucciso un ingegnere e alcune guardie di sicurezza, facendo saltare il principale condotto petrolifero, che ora e' bloccato. Si tratta del secondo attacco terrorista avvenuto questo mese in Iraq: all'inizio di febbraio un'altra pipeline a nord di Baghdad e' stata fatta esplodere da uomini armati, interrompendo la produzione di petrolio alla raffineraia di Dora. L'Iraq dunque e' diventato il punto piu' debole della catena produttiva di greggio dal medio oriente, in termini di inadeguata sicurezza degli impianti.
La raffineria di Baiji, costruita nel 1982 e situata 200 chilometri a nord di Baghdad, produce 205mila barili al giorno, ossia circa il 35 per cento della capacità di raffinazione del paese che si attesta a 550mila barili al giorno, al di fuori del Kurdistan. «Questo attacco fa parte di un complotto che riguarda gli impianti petroliferi per sabotare i ricavi dell'Iraq in questo settore», ha affermato il ministro del Petrolio, Abdel Karim al-Luaybi, in un comunicato.
Questa tabella mostra i principali produttori mondiali di petrolio. Come potete osservare l'incidenza dell'Iran è circa il doppio di quella della Libia e se gli attentati dovessero continuare credo che la prossima settimana vedremo il petrolio riprendere quota molto velocemente.
Il grafico sottostante mostra l'andamento del Crude Oil quotato a New York. Come si può notare la rottura dei 92 dollari ha innescato un movimento rialzista molto violento che ha portato le quotazioni dapprima sui 97 dollari al barile e poi fino a 103,50. Graficamente si può notare anche il gap rialzista che si è verificato lunedì scorso e questo è un segnale piuttosto importante per le prossime sedute. Difficile fare una valutazione tecnica sul petrolio in quanto le tensioni geopolitiche di questi giorni condizioneranno di molto il futuro andamento delle quotazioni, ma sicuramente l'impostazione rimane rialzista e non sarei sorpreso se nelle prossime settimane tornasse a quota 120 dollari.
Un rialzo del genere rallenterà la crescita economica di tutta l'europa e probabilmente spingerà nuovamente in recessione i paesi più deboli come Spagna, Grecia, Irlanda, Portogallo, Italia. L'Inghilterra invece è già tornata in recessione ( il Pil Inglese nell'ultimo trimestre è sceso dello 0,6%). Gli effetti di un rialzo del prezzo del petrolio, a mio avviso, potrebbero rallentare la crescita economica di circa lo 0,7%-1% del Pil italiano e avrebbero implicazioni negative anche sulla crescita del Pil americano e Cinese sopratutto, unico motore trainante dell'economia mondiale in questo momento.
Le implicazioni sui mercati azionari sarebbero molto negative e a mio avviso le banche centrali si troverebbero in difficoltà a contrastare una nuova ondata inflattiva in un contesto di recessione economica. Vedremo cosa accadrà. Nel frattempo vi auguro una buona domenica.
L'oil potrebbe arrivare 1 200 $ al barile con conseguenze disastrose per l'inflazione e per le Borse .
RispondiElimina1200$ mi sembrano davvero troppi. Nella peggiore delle ipotesi credo possa arrivare sui 200$ e già li sarebbe la fine...
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