Art. 1 della Costituzione Italiana
"L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione"
Art. 3 della Costituzione Italiana
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 4 della Costituzione Italiana
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Questi sono i primi articoli della costituzione italiana (legge fondamentale dello Stato Italiano) approvata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre 1947 ed entrata in vigore dal 1 Gennaio 1948.
Ho evidenziato in questi primi articoli della nostra costituzione le parole a mio avviso chiave su cui dovrebbe basarsi l'economia e la crescita di un paese in particolare su una: "LAVORO".
Mai come negli ultimi anni la situazione economica italiana ha attraversato un periodo così turbolento e difficile a causa dei problemi strutturali tipici della mentalità e del popolo Italiano e a causa dei problemi legati alla globalizzazione e alla speculazione finanziaria.
Gli ultimi dati macroeconomici parlano di un'Italia diretta sempre più verso il fallimento:
1) Il Debito Pubblico italiano a gennaio 2012 ha toccato la soglia di 1.935,829 miliardi di euro, in rialzo di 37,9 miliardi rispetto ai 1.897,946 miliardi registrati a dicembre 2011.
2) Il fatturato dell’industria italiana a gennaio 2012, al netto della stagionalità,ha registrato una diminuzione del 4,9% rispetto a dicembre 2011 (-5,2% sul mercato interno e -4,5% su quello estero) e del 4,4% rispetto a gennaio 2011.
Corretto per gli effetti del calendario, il fatturato totale diminuisce in termini tendenziali del 4,4%, con una riduzione del 7,1% sul mercato interno ( valore estremamente preoccupante) e un aumento dell’1,3% su quello estero.
Come si può osservare nella tabella istat sottostante, da Gennaio 2011 a Gennaio 2012 il settore economico più colpito dalla Crisi è stato quello della fabbricazione dei mezzi di trasporto ( in altre parole un vero e proprio tracollo della vendite di automobili) con un -14%. Al contrario il settore dell'energia ha registrato un aumento del 15,6% dovuta sopratutto all'impennata dei prezzi delle materie prime (petrolio in primis) e dell'aumento del costo della benzina.
Per quel che riguarda gli ordinativi all'industria totali, si osserva un calo congiunturale del 7,4%, ( dovuta ad una contrazione del 7,6% degli ordinativi interni e del 7,3% di quelli esteri) .
Il calo più ampio in tal senso si registra per la fabbricazione di macchinari e attrezzature non codificate altrove (-11,7%). In altre parole le aziende non investono più in macchinari e preferiscono spostare le loro attività produttive all'estero.
3) Pressione fiscale e Tasse: In base agli ultimi dati ufficiali la pressione fiscale in Italia è salita al 45%. Se dovesse essere confermato l'aumento dell'Iva al 23% a partire da Settembre 2012, per gli italiani la situazione potrebbe diventare insopportabile da un punto di vista finanziario ed economico.
4) Deficit e Debito Pil : In base ai miei calcoli il Deficit italiano a fine 2012 dovrebbe assestarsi tra il 4% e il 5% mentre il Debito/Pil ha già superato il 123,5%. In base agli ultimi dati disponibili il Pil 2012 ha già registrato una contrazione dello 0,5% ( primo trimestre -0,5% di Pil ). Personalmente mi aspetto un calo a fine anno compreso tra l'1,5% e il 2%.
5) Tasso di disoccupazione e lavoro: il tasso di inattività della popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni è salito al 37,3%. Il valore in assoluto dei disoccupati (2,312 Milioni) non è mai stato così elevato dal 2000 ma il dato più preoccupante riguarda la disoccupazione giovanile salita al 31,1%. In altre parole significa che un ragazzo su tre (di età compresa tra i 15 e i 24 enni) è senza lavoro. Tale percentuale è cresciuta dello 0,1% rispetto a dicembre 2011 e del 2,6% su base annua.
6) Inflazione: Gli ultimi dati parlano di una crescita dei prezzi del 3,2% rispetto ad un anno fa ma il costo del carrello della spesa è salito del 4,5%.
In realtà, come sappiamo questi valori sono sottostimati e la vera inflazione percepita dalle famiglie con un basso reddito è attorno al 7-8%.
7) Prezzi dei carburanti:
Il prezzo della benzina merita un capitolo a parte.
Come tutti sappiamo il prezzo della benzina è salito a 1,87 euro a litro (con punte vicine ai 2 euro a litro al centro italia) mentre il diesel è salito a 1,77 euro a litro e il Gpl salito a 0,872 euro a litro. Da Gennaio 2011 il prezzo della Benzina è salito di oltre il 25% passando da 1,45 euro a 1,87 euro a litro. Se poi confrontiamo i prezzi con il 2003 la situazione è alquanto sconfortante per gli automobilisti italiani. Infatti a dicembre 2003 il prezzo della Benzina si assestava a 1,03 euro a litro, il diesel a 0,87 euro a litro e il Gpl a 0,49. Insomma circa la metà dei prezzi attuali.
Da un punto di vista economico ciò ha delle ripercussioni molto importanti sull'intera economia italiana. Infatti il sistema dei trasporti in Italia avviene quasi esclusivamente su gomma (dati non ufficiali parlano di una cifra vicina all'80%) e ciò significa che questi rincari si ripercuoteranno completamente su ogni attività produttiva dall'agricoltura all'industria fino ai consumatori finali. I cittadini italiani spendendo di più per i loro spostamenti (ad esempio per andare al posto di lavoro) saranno incentivati a eliminare altre spese (es abbigliamenti, cinema, svago, vacanze) provocando quindi un ulteriore crollo del Pil. A mio avviso il governo dovrebbe intervenire tempestivamente (riduzione delle accise sui carburanti di almeno 10 cent a litro) altrimenti il paese rischia di entrare in un vortice di Recessione inflazionistica in cui i cittadini diventeranno giorno dopo giorno sempre più poveri.
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