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giovedì 24 novembre 2016

In Questo mondo di tassi….in questo mondo di eroi..



Era il 1988 quando Antonello Venditti fece scalpore nella musica italiana con la canzone "In questo mondo di Ladri".... Dopo quasi 30 anni il mercato dei titoli di stato ha vissuto le peggiori 2 settimane degli ultimi 26 anni sia in termini di volatilità sia in termine di perdite assolute. Si stima che a livello globale le perdite siano state vicine ai 2 Trilioni di dollari, ovvero 2000 Miliardi di dollari! 

Gli ultimi 20 giorni sono stati caratterizzati da uno spiccato aumento della volatilità sul mondo tasso. In particolare è stata l’elezione di Donald Trump a scatenare una vera e propria corsa dei rendimenti dei titoli di stato americani che hanno condizionato l’andamento dei tassi a livello mondiale. Dopo la Brexit, da un punto di vista politico ed internazionale appare chiaro che qualcosa sta cambiando e all’orizzonte ci aspettano molte novità nei prossimi mesi/anni.   Rispetto alla campagna elettorale Trump è sembrato da subito più equilibrato e ha parlato subito di alcuni punti chiave che son piaciuti ai mercati azionari:
1) Agevolazioni fiscali e riduzioni delle aliquote fiscali per la classe media americana. Inoltre vuole abbassare le tasse federali sulle imprese dal 35% al 15%, abolire la tassa di successione e fare un condono per un rientro dei capitali dall’estero. 
2) Aumento dei posti di lavoro ( 25 milioni) e aumentare la Crescita del Pil al 3-4% annuo. 
3) Commercio internazionale più protezionistico. 
4) Immigrazione: Costruzione di un muro con il Messico ed espellere 11 milioni di immigrati irregolari.
5) Politica estera: lotta al terrorismo per sconfiggere ISIS e nuovo piano per la sicurezza nazionale portando l’esercito a 540mila unità, 350 navi, 1200 caccia e 36 battaglioni dei marines.

Questa politica economica dovrebbe spingere l’economia e l’inflazione al rialzo e la prima reazione da parte degli investitori è stata da una parte di comprare azionario e dall’altra di vendere titoli di stato. 




Come si può osservare dal grafico sovrastante la reazione dell’indice SP500 è stata impressionante con un rialzo di oltre il 5% nell’ultimo mese. Infatti dopo aver toccato la media mobile a 200 giorni l’indice è rimbalzato superando di slancio i massimi precedenti e portandosi sui nuovi massimi assoluti. Dinamica identica anche per il più famoso indice mondiale Dow Jones Industial Average che si è portato per la prima volta nella storia al di sopra dei 19000 punti e sembra proiettato verso quota 20.000. 
Da inizio 2016 la situazione del mercato azionario mondiale mostra una dispersione di rendimenti molto varia. La palma d’oro spetta sicuramente al mercato brasiliano bovespa che dopo un avvio di anno non particolarmente brillante, ad oggi mette a segno uno stratosferico +43% ( che diventa +71% sommando la rivalutazione del real brasiliano). Molto bene anche l’andamento dell’indice americano Dow Jones che sfiora un rialzo del 10% da inizio 2016 (+12,6% considerando l’apprezzamento del dollaro). Se per il Giappone tutto sommato l’anno non è stato particolarmente entusiasmante ( Tokyo -3,68% che diventa un +5,4% considerato lo Yen) , l’area Euro è sicuramente quella che ha subito le perdite peggiori. L’indice Eurostox sta perdendo circa un 7% da inizio anno ma vi sono notevoli differenze tra paese a paese. La Germania (Dax)  risulta il paese più difensivo con un -0,4% merito del forte movimento del dollaro contro l’euro che permette alle aziende tedesche di esportare molti beni e servizi all’estero. La Francia (Cac40) perde un 2% da inizio anno mentre Madrid ( IBEX) perde circa un 9%. Maglia nera del lotto europeo è l’Italia con un -22,6% a causa del crollo delle banche italiane (con l’indice delle banche italiane che ha perso oltre il 40% da inizio anno). Bene invece Londra che mette a segno un +9% nonostante la Brexit ( -5% considerando il crollo della sterlina).


Sul fronte obbligazionario si è invece scatenata una vera e propria tempesta perfetta. I titoli di stato americani sono saliti ai massimi dell’anno con il decennale americano che ora rende il 2,35%. Il rialzo messo a segno da luglio/agosto è vicino ai 100bps. Notevole anche l’inclinazione della curva americana che ha visto risalire anche i rendimenti sulle scadenze più brevi. Ad esempio i titoli a 2 anni rendono l’1,12%.





Il 5X5 forward Swap è risalito ai massimi da Gennaio al 2,58% (quasi 60bps negli ultimi giorni, e 90 bps dai minimi di luglio). Il Breakeven decennale americano è risalito all’1,95% valore massimo dall’autunno 2014.  




Il recupero delle quotazioni del petrolio passato da 26$ di febbraio ai 48$ attuali al barile si è iniziato a trasferirsi sulle aspettative degli operatori sulle dinamiche di inflazione. La riunione dell’Opec del 30 novembre sarà molto importante in tal senso.


Dal 12 agosto a ieri 23 novembre queste sono le variazioni in Basis Point delle varie curve dei tassi: 



Come si può osservare il movimento è stato molto marcato soprattutto per l’Italia che ha visto i btp soffrire in modo significativo con rialzi superiore ai 100bps sia per la parte centrale della curva (7-10Y) sia per la parte extra-long (30y +115bps). 

Cosa significa tutto ciò? Che se avevate comprato un btp a 30 anni per ferragosto a quasi 130 oggi è circa 20% più in basso a circa 104 ( il 14 novembre aveva toccato quota 99)  E poi dicono che è l’azionario il comparto volatile! 



Se osserviamo la pagina degli spread dei titoli di stato dei principali paesi al mondo emergono alcuni punti salienti: I rendimenti dei titoli a 10 anni di quasi tutti i paesi sono tornati in territorio positivo (a parte la svizzera) . La Grecia è stato l’unico paese che in questa fase ha visto diminuire i propri tassi di interesse e il proprio spread nei confronti della Germania (oggi 666bps). Gli spread periferici sono saliti a livelli che non si registravano da 2 anni, in particolare quello tra BTP e Bund risalito a 180 bps a causa delle tensioni pre-referendum del 4 di dicembre. Ai nuovi record storici anche lo spread tra titoli di stato americani e bund tedeschi (209bps a causa del forte movimento sul dollaro e dal mutato approccio alla politica monetaria da parte della FED e della BCE). Da segnalare anche l’aumento degli spread dei paesi core e semi-core,  emblematico in tal senso l’aumento dello spread tra Francia e Germania a quasi 50 bps dai minimi di 20bps di luglio. 


Osservando il grafico del btp decennale si può osservare come negli ultimi mesi il rendimento sia passato da 1,04% al picco del 2,20% di alcuni giorni fa.  In altri termini un eventuale investitore che avesse comprato sui minimi di rendimento il btp decennale starebbe perdendo oltre il 10%.   

Se ne evince da questi movimenti che al crescere dei rendimenti anche gli spread si sono ampliati e probabilmente per vedere dei cali significativi da questi valori dovremo aspettare importanti tornate politiche e numerosi interventi da parte delle banche centrali.


Per quanto riguarda le aspettative di inflazione in Europa post elezioni di Trump si può osservare una decisa risalita delle quotazioni. L’inflation Swap decennale è risalito a 1,31% mentre a luglio eravano scesi sotto l’1%. L’inflation Swap 5x5 usato da tutti gli operatori di mercato come aspettative di inflazione tra 5 anni per 5 anni è risalito all’1,6% dall’1,25% di questa estate. Si tratta dei livelli più elevati da Gennaio 2015.



Per quanto riguarda lo Spread tra btp e bund si può notare come il livello attuale sia il massimo dal 2014 e sia tornato sui livelli pre-crisi 2011 quando sfiorò i 200 bps. I 200 bps rimangono un livello di guardia estremamente significativo che qualora venisse violato a seguito di un risultato avverso del referendum (vittoria del no?) ed accolto negativamente dal mercato potrebbe innescare una serie di stop loss per portarlo in area 250bps. Considerando che la Bce è molto attenta sul tema e che si tiene pronta a scendere in campo con qualsiasi strumento per mantenere la stabilità del sistema ed evitare una crisi sistemica (parole di Constancio) mi sembra difficile che possa essere valicato tale livello. Al contrario è ipotizzabile che il mercato si sia già orientato su un esito negativo del referendum e che, di conseguenza, lo spread possa tornare in area 150bps nelle prossime settimane qualsiasi sia l'esito del referendum. In tal senso basta pensare a cosa è accaduto nei giorni post referendum Brexit con lo spread che era rientrato rapidamente ad un livello normale di 130bps.  Ad ogni modo, dato lo scenario complessivo sui tassi ed il mutato atteggiamento della Fed, la fase di relativa tranquillità che ha vissuto lo spread negli ultimi 2 anni (spread tra 88bps e 150bps) sembra alle spalle e dovremo abituarci probabilmente ad un nuovo regime di volatilità. 




Per concludere, prima di Natale dovremo seguire con molta attenzione questi eventi…perché il 2016 non è ancora finito e tante cose possono accadere: 
1) 30 Novembre   ( Riunione Opec) 
2) 4 Dicembre (Referendum Costituzionale Italiano) 
3) 4 Dicembre ( Elezioni presidenziali austriache)
4) 5-8 Dicembre ( Corte suprema Britannica si riunisce per valutare art.50 su Brexit)
5) 8 Dicembre ( Meeting BCE in cui potrebbe esserci estensione del quantitative easing) 
6) 14 Dicembre ( Meeting Fed in cui la Yellen dovrebbe alzare i tassi di 25 bps)